Netanyahu richiama 60mila riservisti. Vicina l'offensiva a Gaza City

Nel frattempo, dura lettera del premier israeliano contro Macron: "Alimenta l'antisemitismo"

Netanyahu richiama 60mila riservisti. Vicina l'offensiva a Gaza City
00:00 00:00

Sono circa 60mila i riservisti israeliani che riceveranno gli ordini di chiamata che l'Idf emetterà a partire da oggi per l'offensiva pianificata a Gaza City, a condizione che il ministro della Difesa Israel Katz approvi la decisione, secondo fonti di sicurezza. Lo riporta Times of Israel, precisando che gli ordini non sono immediati e i riservisti avranno almeno due settimane prima di doversi presentare in servizio.

Intanto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un messaggio inviato a Emmanuel Macron ha accusato la Francia di "alimentare l'antisemitismo". Questo dopo l'annuncio (dell'Eliseo) di un imminente riconoscimento dello "Stato palestinese". "Le vostre dichiarazioni non sono diplomatiche e hanno spinto Hamas a inasprire le sue posizioni" ha scritto Netanyahu. "La Francia non "prende lezioni sulla lotta all'antisemitismo" ha replicato il ministro francese per gli Affari europei, Benjamin Haddad.

Ma non è certo l'unico caso, per Israele. Il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar ha descritto come "un insulto" al sistema democratico israeliano le affermazioni del premier danese Mette Frederiksen su Benjamin Netanyahu. In un'intervista al quotidiano Jyllands-Posten, Sa'ar ha risposto ai commenti di venerdì scorso di Frederiksen che sullo stesso giornale aveva spiegato che Netanyahu era diventato "un problema" e che lo Stato ebraico "starebbe meglio senza di lui al comando", anche se ha precisato che la decisione spetta agli stessi israeliani. Sa'ar ha replicato che "i disaccordi tra amici vanno bene. E consideriamo il premier danese un amico. Ma dire di un primo ministro eletto democraticamente che è diventato un problema è un insulto non solo al primo ministro, ma all'intero sistema democratico del Paese". Sa'ar ha respinto anche la presa di posizione di Frederiksen secondo cui non escluderebbe sanzioni per aumentare la pressione su Netanyahu o lo Stato ebraico. "La pressione non avrà alcun effetto su Israele. Siamo abituati a essere sotto pressione. Quindi non ci lasceremo influenzare da altri quando si tratta della nostra sicurezza nazionale. Sarebbe un suicidio per noi e danneggerebbe anche gli interessi europei", ha sottolineato.

Ma tensioni sono intercorse anche tra Tel Aviv ed altri esponenti politici internazionali. Netanyahu, ha definito il suo omologo australiano, Anthony Albanese, un "politico debole che ha tradito Israele e abbandonato gli ebrei australiani", dopo che Canberra ha dichiarato che riconoscerà lo stato palestinese. Mentre sul fronte delle trattative il leader di Hamas Taher al Nunu ha chiarito in seguito all'accettazione di una proposta di cessate il fuoco: "Abbiamo anteposto l'interesse nazionale". Pure dal Cairo, un alto funzionario egiziano, ha confermato che il documento "è già nelle mani dello Stato ebraico" e ha aggiunto: "La palla è ora nel campo israeliano".

Intanto proseguono i preparativi per il previsto processo di evacuazione della popolazione palestinese da Gaza City, che "durerà poco meno di due mesi".

Il capo di Stato maggiore dell'Idf Eyal Zamir, ha fatto sapere: "Ci stiamo preparando per le complessità del trasferimento dei residenti, e a una serie di strumenti per incoraggiarli a lasciare la città verso le aree umanitarie".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica