Netanyahu al tavolo. Ma Hamas diserta: “C'è il piano Biden”

Sinwar fa trapelare la volontà di intesa sul cessate il fuoco. I jihadisti negano

Netanyahu al tavolo. Ma Hamas diserta: “C'è il piano Biden”
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Sarà la tregua di Ferragosto? Essere ottimisti è un peccato imperdonabile considerando come vanno le cose in Medio Oriente, ma giovedì al Cairo si svolgerà un vertice fatidico, dal quale i mediatori si attendono che le parti, Israele e Hamas, trovino una forma di intesa. Hamas in serata fa sapere che potrebbe non partecipare. Meglio «applicare» il piano in tre fasi per la tregua proposto dagli americani a inizio di luglio, «piuttosto che condurre altri negoziati o avanzare nuove proposte». Speranza che non è certo alimentata dall'atteggiamento del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che sembra non prendere in considerazione l'idea di una tregua. Secondo quanto riferito alla Cnn da una fonte israeliana, i mediatori egiziani e qatarioti hanno riferito ai funzionari israeliani che il leader di Hamas Yahya Sinwar vuole un accordo di cessate il fuoco che ponga fine alla guerra a Gaza ma «nessuno sa cosa voglia Bibi», come dice la fonte.

Ecco, cosa vuole Bibi? Al momento sembra stretto tra l'opposizione al suo governo e i falchi del suo stesso esecutivo come il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che in un messaggio su X ha ieri chiesto l'occupazione permanente della Striscia di Gaza da parte di Israele e di non arrendersi alle pressioni da parte degli Stati Uniti per un negoziato. «Hamas deve essere schiacciato fino alla sua completa resa». Ben-Gvir è il leader del partito della destra radicale Otzma Yehudit (Potere ebraico), che detiene 6 seggi sui 64 che compongono la maggioranza di governo e sembra minacciare la caduta del governo in caso Netanyahu si travestisse da colomba. Senza quei 6 seggi il governo scenderebbe sotto la maggioranza, fissata a 61 su 120. «Netanyahu sarà all'altezza della situazione e porterà al rilascio degli ostaggi o preferirà salvare il suo mantello?», si chiede una fonte anonima israeliana. Chi ha le idee chiare è il ministro della Difesa Yoav Gallant: «Israele agirà in modi mai visti prima se attaccato in modo senza precedenti dall'Iran e da Hezbollah», ha detto alle reclute.

E a proposito di reclute, in Israele fa discutere l'attrito tra l'esercito e Netanyahu che lo stesso premier ieri ha smentito in qualche modo avvalorandolo. Lo stato maggiore sarebbe frustrato perché non c'è un obiettivo politico chiaro nella guerra condotta a Gaza. Lui smentisce: «Ho sentito che i media sostengono che non vi è alcuno scopo nel combattere e che il livello politico impedisce all'Idf di avanzare: questo non è vero. Lo scopo è la vittoria. Le forze di difesa israeliane stanno distruggendo Hamas in modo sistematico con l'obiettivo di demolirne le capacità militari e governative, nonché di liberare gli ostaggi». Gerusalemme ha ieri approvato la proposta di bloccare nuovamente le trasmissioni della televisione libanese al Mayadeen, affiliata ad Hezbollah, e i suoi siti web e di sequestrare tutti i suoi beni, così come aveva già fatto il 5 maggio con al Jazeera. Sul fronte militare, l'Idf ha attaccato diversi edifici residenziali nel quartiere Hamad nel nord di Khan Yunis, nel sud di Gaza e ha chiesto ai residenti di lasciare le loro case, perché l'area non sarà più considerata parte della «zona umanitaria».

Ieri sono proseguite le condanne dell'attacco della notte tra venerdì e sabato contro la scuola di Gaza City che ha provocato un centinaio di morti secondo Hamas e 19 per l'Idf: «Israele ha il diritto di perseguire i terroristi di Hamas, ma ha la responsabilità di evitare di danneggiare i civili», ha detto la candidata democratica alla Casa Bianca Kamala Harris.

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