Neanche il tempo di due passi di salsa per festeggiare la fine delle ostilità tra Stati Uniti e Cuba che nel giardino di casa spunta una nuova, ciclopica, rogna. Il Nicaragua, che a Washington chiamano già la «nuova Cuba», sta diventando un pezzo di Cina comunista nei Caraibi. Proprio mentre l'inviata speciale di Washington, Roberta Jacobson, arrivava all'Havana nei giorni scorsi per avviare concretamente il disgelo siglando storici accordi commerciali, a Managua il sandinista ed eterno nemico degli yankee Daniel Ortega , di nuovo al potere dal 2007, stappava pregiato rum cubano - «regalo di Fidel Castro» ha specificato - con i compagni cinesi per celebrare l'inizio di quella che sarà la più grande opera mai costruita in Occidente e che è già la più grande sfida geopolitica di Pechino contro gli Stati Uniti, el Grand Canal interoceánico , il Canale del Nicaragua scavato tra Atlantico e Pacifico che punta a stracciare quello «americano» di Panama, più a Sud, il cui allargamento sarà completato il prossimo anno al costo di sei miliardi di dollari.
Dagli invasori spagnoli in poi ci sono stati almeno 70 progetti di istmo in Nicaragua; era il sogno di Theodore Roosevelt che lo preferiva a Panama. Nel 1909 gli Usa cacciarono il presidente José Santos Zelaya per la sua ostinazione a voler scavare il canale e imposero al Nicaragua un trattato che lo impegnava a non pensarci «per i secoli a venire» - patto stracciato proprio da Daniel Ortega nel suo primo mandato dopo anni di guerriglia rivoluzionaria negli anni Settanta. Ma ora ci hanno pensato i cinesi, nuovi pontifex maximi globali, colonizzatori armati di cemento, costruttori di colossali infrastrutture spesso promosse da «privati»: in questo caso si tratta di un magnate delle telecomunicazioni, certo Wang Jing, 41 anni, un passato misterioso, ma fornitore ufficiale di materiali sensibili all'esercito popolare. La sua società, la Hknd, un consorzio con sede a Hong Kong, ha ottenuto senza gara d'appalto mano libera per la costruzione del canale in cinque anni, costo stimato 50 miliardi di dollari, praticamente due volte l'intera economia del Nicaragua. La Hknd ha ottenuto una concessione di 50 anni che possono per contratto diventare cento mentre il Nicaragua acquisirebbe un aumento azionario del 10 per cento ogni dieci anni; i cinesi saranno esenti da tasse e avranno pieno potere d'esproprio (si parla dell'evacuazione di 30mila campesinos) compreso, evidentemente, quello della sovranità del Nicaragua. Secondo Carlos Chamorro, direttore del settimanale Confidencial, Wang non ha ancora documentato la sua disponibilità finanziaria e spiegato dove intende ottenere la montagna di denaro necessaria: «È la testa di legno dell'esercito cinese. Il Canale - dice - serve a occupare il Nicaragua e a impiantare una base strategica sull'uscio degli Stati Uniti». E anche Carlo Filippini, professore di Economia politica della Bocconi, ritiene che l'operazione rientra nella strategia d'espansione commerciale in America Latina, ma non esclude anche scopi militari. La coast-to-coast ha i numeri di una sceneggiatura per un kolossal alla Ridley Scott. Da Brito, villaggio sul Pacifico, alla spiaggia di Punta Gorda sul Mar dei Caraibi, il Grand Canal taglierà il continente per 278 chilometri, tre volte l'impresa di Panama: si prevede il più grande movimento terra nella storia dell'uomo, 4.5 miliardi di tonnellate di metri cubi, che potrebbero - secondo uno studio del Carnegie Institute di Washington - ricoprire tutta Manhattan fino al 21esimo piano dell'Empire State Building. Sarà largo 83 metri e profondo 28, contro i rispettivi 55 e 16 metri del nuovo Canale di Panama, capace quindi di far transitare i super cargo d'ultima generazione, i cosiddetti Triple-E di fabbricazione soprattutto cinese e danese, in grado di trasportare fino a 19mila container (solo dieci anni fa la capacità massima era di 5000) e con un pescaggio di circa 20 metri. L'area coinvolta sarà trenta volte quella che interessa il Canale di Panama e consiste in tre segmenti di scavo: 25.9 chilometri dal Pacifico al lago Nicaragua; 106 chilometri di drenaggio attraverso il lago (che andrà abbassato di ben 14 metri) e quindi 126.7 chilometri fino alla costa orientale. Previsti, oltre ai porti ai due imbocchi, autostrade, una zona freetrade , un villaggio turistico e un aeroporto internazionale. Tutto a gestione cinese. Si parla di 50mila operai e di un indotto che potrebbe arrivare a 250 mila posti di lavoro, tanto che la Hknd ha previsto il consumo giornaliero di 40 tonnellate di riso, 25 tonnellate di verdura e 13 tonnellate di carne.
L'impatto ambientale sarà devastante. Verranno sventrate riserve naturali come quelle che proteggono i due vulcani dell'isola di Ometepe al centro del Lago Nicaragua, prosciugate le wetlands che conservano almeno venti specie in via d'estinzione, distrutti cinque ecosistemi, tra cui quello della foresta tropicale. Soprattutto, la gettata orizzontale di cemento trancia per sempre il corridoio Mesoamericano, cioè l'autostrada naturale della migrazione Nord-Sud di centinaia di specie. Anche la comunità indigena e creola della regione Rama-Kriol sulla costa Est verrà tagliata in due e, poiché è storicamente antisandinista, vi sono testimonianze di una crescente militarizzazione a protezione degli ingegneri cinesi e delle ruspe. Ortega ha agito da caudillo, convinto di bloccare ogni protesta (o addirittura insurrezione come prevede qualcuno a Washington) con la valanga di denaro che dovrebbe piombare da Pechino: ha previsto il raddoppio del Pil in dieci anni e l'uscita dalla povertà già entro la fine dei lavori, nel 2020. Il capo dell'autorità del Grand Canal , Manuel Coronel Kautz parla di una invasione che a differenza da quella spagnola, «porterà solo ricchezza ed emancipazione».
Ma se alla consegna chiavi in mano del Paese ai cinesi si aggiunge il ruolo spregiudicato dei russi nell'operazione si capisce come il Canale rischia di trasformare il Nicaragua in una centrale strategica destabilizzate, una specie appunto di Cuba anni Sessanta. Infatti durante la sua visita a Managua in luglio Vladimir Putin ha siglato un accordo dove si affida a Mosca la sicurezza del cantiere, permettendo «alle navi da guerra e alle portaerei russe di pattugliare in acque territoriali fino al giugno 2015».
Uno dei più influenti analisti dell'America Latina, Adrian Salbuchi, ha scritto che la Cina punta certamente a costruire un passaggio adeguato alle sue portacontainer e alle sue ambizioni di primo player della globalizzazione, anche perché Panama applica tariffe monopolistiche; ma ha anche aggiunto che il Canale è probabilmente il frutto d'un «patto militare cinese-russo per proteggere l'avanzata commerciale nel continente e in vista di un eventuale conflitto con gli Stati Uniti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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