Ce l'hanno messa tutta, senza mai smettere di dialogare nonostante il gelo dei primi incontri. Non si può certo affermare che sia stata scritta la parola «fine» alla crisi ucraina, ma gli ultimi faccia a faccia a Milano tra i leader europei, il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko sono stati sicuramente positivi.
Al termine di una fitta giornata di incontri, che hanno rubato la scena al vertice euroasiatico nel capoluogo lombardo, sia la cancelliera Angela Merkel sia il presidente ucraino hanno annunciato che con Mosca sono stati trovati alcuni punti d'intesa. Certo, è tutto da perfezionare, ma le premesse appaiono per ora incoraggianti.
Eppure la giornata non era cominciata sotto i migliori auspici. Nel summit mattutino, in cui erano presenti Putin e Poroshenko assieme ai vertici dell'Ue, Matteo Renzi, David Cameron, Angela Merkel e François Hollande, sono emerse tutte le divergenze sulla questione. La cancelliera tedesca non ha risparmiato frecciate all'indirizzo del presidente russo, il quale non ha nascosto la propria irritazione. «Alcuni partecipanti al vertice si rifiutano di guardare in faccia la realtà - ha detto il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov -, hanno mostrato una totale mancanza di volontà nel comprendere la situazione nel sud-est dell'Ucraina». Il premier italiano ha cercato di stemperare le tensioni, sottolineando l'importanza di «ridare speranza all'Ucraina», ma anche di «coinvolgere di nuovo la Russia nella situazione internazionale. Il suo ruolo può essere molto importante in molti campi», come la lotta ai jihadisti dell'Isis. Parole che hanno evidenziato la diversità di vedute tra i leader europei, con la Merkel apparsa intransigente anche sulle sanzioni.
Nel pomeriggio, però, sono ripresi gli incontri e il clima si è rasserenato. Lo stesso Putin ha definito «buono» l'esito dei colloqui a quattro (Russia-Ucraina-Germania-Francia), a cui il premier Renzi non ha preso parte. L'intesa di massima era fissata in tre punti: piena applicazione degli accordi di Minsk sul cessate il fuoco, nuove elezioni nel Donetsk da tenersi rispettando la legge ucraina, nuovi parametri per rinnovare i contratti sul gas.
Il contenzioso energetico è stato comunque il tema più delicato da affrontare, tanto che Putin e Poroshenko, a sorpresa, hanno avuto un nuovo faccia a faccia sulla questione. In ballo ci sono anche i debiti accumulati dall'Ucraina nei confronti della Russia per le forniture di gas. Mosca non intende più rifornire Kiev «a credito» e Putin ha invitato l'Europa a sostenere finanziariamente l'Ucraina. Questo non significa che resterà al freddo (e che noi europei potremmo subire la stessa sorte) perché il leader del Cremlino ha annunciato che «le forniture di gas riprenderanno almeno per il periodo invernale». E come gesto distensivo ha anche ridotto da 5,3 a 4,5 miliardi di dollari il debito che la Gazprom reclama nei confronti di Kiev. Putin, infine, ha riferito di aver «raggiunto un accordo con Francia, Germania e Italia» per usare i droni che dovranno monitorare il rispetto della tregua tra le truppe di Kiev e le forze separatiste.
«L'intesa è a portata di mano», hanno detto in serata la Merkel e Hollande. «Penso che anche se non sia stato trovato un accordo definitivo, si sono registrati dei progressi che dovranno essere confermati nei prossimi giorni», ha affermato il presidente francese, il quale ha annunciato che la prossima settimana si terrà un nuovo vertice a quattro. L'Italia non è invitata, naturalmente. Continuiamo a essere un peso piuma internazionale. Ma che cosa dovrà essere davvero perfezionato nel prossimo incontro? A sentire Putin la risposta è semplice.
«Riteniamo che i nostri partner europei possano e debbano dare una mano all'Ucraina a risolvere il problema del debito per il gas». Insomma, abbiamo voluto sostenere Kiev contro gli interessi di Mosca? Allora dobbiamo mettere mano al portafoglio. Anche in politica internazionale le scelte si pagano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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