Ormai gli assassini si sono trasformati in grafomani incalliti. Dopo la lettera scritta da Pietro Maso a Manuel Foffo, ecco la lettera di quest'ultimo alla famiglia di Luca Varani, il ragazzo ucciso dallo stesso Foffo e dal suo degno compare, Marco Prato. Il cuore dell'epistola è sintetizzata dalla seguente frase: «So che il vostro dolore è incolmabile. Ma sappiate che lo è anche il mio per ciò che ho fatto. E di cui porterò sempre il rimorso dentro di me. Voglio pagare con l'ergastolo. Ma voglio pagare anche materialmente donando a voi tutto ciò che possiedo del patrimonio di famiglia a me spettante. Mi rendo conto che questo non vi restituirà il vostro Luca, ma magari vi aiuterà a fare delle opere di bene in sua memoria». Valter Foffo, il padre di Manuel, è attualmente in «silenzio stampa», dopo le tante - troppe - infelici uscite mediatiche («Mio figlio è un bravo ragazzo... di grande sensibilità... e con un quoziente intellettivo superiore alla media...). Ma per questo progetto di donazione del figlio, il signor Valter Foffo è tornato a parlare solo per dire di «essere pienamente d'accordo con l'intendimento di Manuel che dimostra come sia effettivamente pentito per quanto ha commesso».
Conferme vengono anche dall'avvocato della famiglia Foffo, Michele Andreano: «Porteremo in carcere un notaio affinché proceda alla destinazione della quota di beni di Manuel ai genitori di Luca Varani».
Il padre di Manuel, quando il figlio aveva 18 anni, gli intestò il 25% del patrimonio, consistente in tre ristoranti, un'agenzia di assicurazioni e alcuni appartamenti. Un'eredità stimabile almeno in un milione di euro. Somma che adesso dovrebbe passare nella disponibilità della famiglia Varani. Che però non mostra nessun entusiasmo per l'iniziativa promossa dai Foffo: «Non abbiamo nessun bisogno dei soldi dell'assassino di nostro figlio - replicano al Giornale i genitori di Luca Varani -. Quello è un denaro maledetto e non lo accetteremmo mai. Anzi, riteniamo la sola idea di donarcelo, un ulteriore affronto al nostro dolore».
«Foffo - ribadisce il suo difensore - è in isolamento e non si dà pace per l'assurdità del crimine commesso. La sua strategia collaborativa con gli inquirenti è totalmente opposta a quella ostruzionistica dell'altro accusato del delitto Varani, Marco Prato. Anche per questo la lettera di Pietro Maso lo ha profondamente turbato. Foffo si è pentito del suo gesto immediatamente. Nulla a che fare con il percorso giudiziario e umano di Pietro Maso».
Manuel sta faticosamente ricucendo i rapporti con il padre, quello stesso padre che Manuel aveva detto in un primo tempo di «voler uccidere». Ora ha cambiato idea, tanto da spedirgli dal carcere anche un telegramma con la frase: «Papà ti amo».
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