Dal no ai vaccini alle teorie cospirazioniste Parte la caccia ai suoi tweet imbarazzanti

Il virologo Burioni: «Diffonde balle coi soldi del canone». Il caso delle fake news

Paolo Bracalini

È caccia aperta negli armadi del quasi presidente Rai Marcello Foa, in cerca di scheletri, tweet compromettenti, interventi in appoggio di nazionalisti destrorsi o estremisti filoputiniani vari. La ricerca ha già dato dei frutti, armando i fucili di chi vuole bloccare l'approdo dell'ex ad del Corriere del Ticino (ed ex giornalista del Giornale) alla presidenza della tv di Stato grazie alla sponsorizzazione di Salvini e Di Maio. Un suo post molto duro verso il presidente della Repubblica («Risponde agli operatori economici e all'Ue, non ai cittadini. Disgusto»), risalente alla fase delle consultazioni per il governo, ha già portato il Pd a chiedere un passo indietro di Foa, mentre i retroscena dei giornali ostili ai sovranisti assicurano che il Quirinale avrebbe «dubbi» sulla nomina di Foa, verso cui Mattarella manifesta solo un «silenzio gelido». Come dire: il Quirinale non lo vuole in Rai. Ma dalla timeline del giornalista, passata al setaccio con grande attenzione sui social, riemergono altre prese di posizione che possono mettere in difficoltà la sua ratifica alla presidenza Rai da parte della Vigilanza. Come un post critico sull'obbligo dei vaccini («Secondo me i vaccini dovrebbero essere limitati allo stresso indispensabile, e solo per malattie davvero gravi, un conto è un consiglio medico ragionato, un conto è l'imposizione di uno Stato che criminalizza chi osa mettere in dubbio») che sta rimbalzando sui social network fino ad arrivare al virologo Roberto Burioni, che lo ha ripubblicato commentandolo così: «Il presidente della Rai Marcello Foa dice menzogne sui vaccini, quelle degli antivaccinisti cavernicoli, ignoranti ed egoisti. Sulla salute ci vuole corretta informazione, non la diffusione di balle mortali con i soldi del canone». L'antivaccinismo di Foa è nella top list dei giudizi di Foa considerate incompatibili con il ruolo di garanzia a Viale Mazzini, ma in compagnia di altri aspetti della vita professionale di Foa. Come la frequentazione di Russia Today, canale televisivo filogovernativo di Mosca, che in diverse occasioni ha intervistato proprio Foa in qualità di esperto di politica internazionale. Sono in molti a rinfacciargli la vicinanza all'informazione di marca «putiniana», anche l'ex premier Matteo Renzi non perde l'occasione per attaccarlo, rivendicando invece le sue nomine in Rai: «Non hanno mai insultato il presidente della Repubblica. Non hanno mai ceduto alla propaganda di chi contesta i vaccini. Non hanno mai collaborato con Russia Today. Ma sono stati dei signori professionisti. Grazie a Monica Maggioni, Antonio Campo dall'Orto, Mario Orfeo».

Poi ci sono le fake news e le battute da osteria che adesso, in quel ruolo delicato, lo rendono attaccabile, come il rilancio di una cattiveria sui gommoni e le labbra di Lilli Gruber. Ironia da caserma. Più complicata invece la vicenda di alcuni retweet di post considerati fake news o complottisti. Tematiche che proprio Foa studia e analizza (anche in libri), teorizzando che «l'establishment ha ingigantito e drammatizzato il problema delle fake news per confondere le idee e soprattutto per imporre, con questo pretesto, una censura di fatto». Sotto tiro anche le sue parole contro le Ong, l'immigrazione, Macron. Insomma al fronte che vuole siluralo prima ancora di entrare in Rai, il materiale non manca.

Foa però tira dritto e già pianifica il lavoro a Viale Mazzini: «Voglio rinnovare la Rai e di riportarla al suo vecchio splendore» dice al suo ex giornale il Corriere del Ticino. Di certo, se diventerà davvero presidente, non avrà la stampa dalla sua parte.

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