Un No contro l'asse Renzi-Casaleggio

di Paolo BecchiL'anno che si apre sarà decisivo per le sorti del nostro Paese e del governo guidato da Renzi. Il capo del governo ha puntato soprattutto sulla riforma del lavoro (con esiti insignificanti sul devastante problema della disoccupazione) e sulla riforma costituzionale di imminente approvazione. Saranno ancora necessari due passaggi in Parlamento. Uno al Senato in gennaio, l'altro in aprile alla Camera.Su questa riforma si gioca - è bene sottolinearlo - la prosecuzione del governo. Renzi è stato messo nel posto che occupa da Napolitano, senza alcuna investitura popolare, perché Letta si era rivelato inadeguato per portare a compimento il «colpo di Stato» di cui Napolitano è stato il regista nell'estate del 2011. Quel colpo di Stato mirava al sovvertimento della nostra Costituzione, cosa che ora si sta realizzando attraverso un Parlamento dichiarato dalla sentenza 1/2014 della Corte costituzionale illegittimo, ma che approva una sostanziale modifica della Costituzione. Insomma, stiamo assistendo a una riforma della Costituzione che si regge, tra l'altro, sul voto di persone che sono state elette con altro indirizzo politico. Per bloccare questo processo, ormai comunque avviato, c'è solo una possibilità: il referendum confermativo sul quale sono tutti d'accordo e che comunque e previsto in questi casi dal momento che Renzi non raggiungerà mai la maggioranza dei due terzi. E dunque il referendum si terrà, molto probabilmente. Un referendum, a differenza degli altri, senza quorum: il che significa che anche con una bassa percentuale di partecipanti la riforma potrebbe essere confermata in modo definitivo. Il rischio è che cittadini ormai assuefatti e incapaci di reagire non vadano neppure a votare. Una situazione molto diversa da quella del 2006, quando il referendum sulla la riforma costituzionale voluta da Berlusconi vide la partecipazione del 52% degli italiani e che si concluse con un voto negativo. Oggi il clima è diverso e le parti si sono invertite: ora infatti saranno Salvini e Berlusconi insieme a Meloni a cercare di ostacolare la riuscita del progetto renziano. Il M5S certo dirà a parole di essere contro e voterà anche contro la riforma, ma con la politica «ibrida» e opportunistica che ormai lo contraddistingue (basti pensare all'accordo con Renzi sui tre nomi della Consulta, al giravolta sulla Nato dopo che Di Maio ha dichiarato al Financial Times che il M5S, a differenza di quanto pensa Grillo, non intende mettere in discussione l'alleanza atlantica), non si impegnerà realmente per far fallire il referendum confermativo. Del resto, diciamolo con chiarezza, il combinato disposto tra legge elettorale e riforma del Senato va bene tanto a Renzi quanto al nuovo partito guidato da Casaleggio: entrambi aspirano ad un premierato forte, assoluto, che elimini qualsiasi contropotere, azzerando tutto il resto. La recente elezione dei tre giudici della Corte ha permesso a Renzi e a Casaleggio di blindare l'Italicum: Barbera è una garanzia per entrambi. Bisogna mettersi il cuore in pace: l'Italicum è blindato dal nuovo patto tra il M5S e il Pd. Renzi giocherà una carta formidabile: la paura che bloccando il processo di riforma il Paese si avviterebbe in una spirale da cui è difficile uscire. Nel caso di una sconfitta, le sue dimissioni sarebbero inevitabili, ma chi pensa che così sarebbe spianato la via delle elezioni sbaglia. Con quale sistema elettorale si andrebbe a votare dal momento che l'Italicum che entrerà in vigore a partire dal luglio 2016 riguarda comunque solo la Camera? Per il Senato a cosa si farebbe riferimento? Al Consultellum? Un rebus, dunque, con la possibilità di un nuovo governo tecnico all'orizzonte, un difficile groviglio su cui Renzi punterà per far passare l'idea che è indispensabile confermare la riforma. E se vincesse, il premier ne approfitterà per «incassare il risultato»: elezioni anticipate nel 2017. Il M5S si illude, sulla base di sondaggi attuali che lo vedono in costante crescita dopo aver messo da parte il leader guerriero, di fare il colpo grosso. Certo, sarebbe per Renzi una beffa dalle proporzioni colossali. Ma è pressoché impossibile che ciò avvenga: forse il M5S ha già toccato il suo punto massimo e non è detto che già alle prossime elezioni non risenta dei problemi emersi in alcune amministrazioni pentastellate.

Bisogna subito iniziare una grande opera di informazione sulle ragioni del NO al referendum. Un parlamento illegittimo ha votato la distruzione del nostro ordine costituzionale, il popolo però è ancora in tempo per riprendersi la sua sovranità.

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