Il "no" di Meloni: prima lo Stato va costruito e poi riconosciuto

La premier (come Merz) è convinta serva un percorso negoziale condiviso

Il "no" di Meloni: prima lo Stato va costruito e poi riconosciuto
00:00 00:00

Da una parte la prudenza, dall'altra la ricerca di un complicato equilibrio diplomatico. È seguendo questa doppia direttrice che ieri, come annunciato da giorni, Giorgia Meloni ha preferito non partecipare alla Conferenza sulla Palestina voluta da Francia e Arabia Saudita in apertura della settimana di alto livello dell'80esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. A New York, infatti, la premier è arrivata solo in serata e a Palazzo di Vetro la sua presenza è prevista oggi e domani. Una scelta dettata da ragioni di opportunità, visto che - come la Germania - l'Italia ha deciso di non seguire il corposo gruppo di Paesi che ieri ha risposto alla cosiddetta New York Call, l'invito ad associarsi al riconoscimento dello Stato di Palestina, passo considerato essenziale per arrivare alla soluzione dei due Stati. Almeno secondo i promotori dell'iniziativa, su tutti il francese Emmanuel Macron e il saudita Mohammad bin Salman. Che ieri, il primo in presenza e il secondo in video-collgamento da Riad, hanno aperto la Conferenza per la risoluzione pacifica della questione palestinese.

L'Italia è stata rappresentata dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. E nel corso del suo intervento è stato proprio lui a ricordare come Roma abbia partecipato attivamente ai lavori preparatori della Conferenza, prima co-presiedendo con l'Indonesia il Gruppo di lavoro sulla sicurezza, poi aderendo alla Dichiarazione di New York e infine votando a favore della risoluzione adottata dall'Assemblea generale dell'Onu lo scorso 12 settembre (contrari, invece, Stati Uniti e Israele).

L'Italia, insomma, non ha alcuna obiezione di merito sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Ma - a differenza di Francia, Regno Unito, Canada, Australia o Portogallo - Meloni ritiene che oggi non esistano le condizioni per procedere e che intraprendere un percorso simile contro Israele possa persino comprometterlo. Insomma, secondo la premier - che oggi non dovrebbe partecipare alla cena di gala offerta da Donald Trump, esattamente come aveva fatto con il suo predecessore Joe Biden - prima va costituito lo Stato palestinese con la riunificazione di Gaza e Cisgiordania e solo dopo, al termine di un processo negoziale, si potrà procedere al suo riconoscimento. Esattamente la stessa posizione del cancelliere tedesco Friedrich Merz.

Ed è sostanzialmente questo il tenore dell'intervento di Tajani al Palazzo di Vetro. "Riconoscere lo Stato palestinese oggi non serve a granché", spiega. "Noi siamo favorevoli, ma - aggiunge il vicepremier - prima bisogna costruire uno Stato palestinese libero da Hamas, come sancito dalla risoluzione Onu del 12 settembre scorso". E l'Italia, dice il titolare della Farnesina, "sta lavorando in questo senso". Tajani ribadisce poi la "contrarietà" del governo italiano all'occupazione di Gaza e della Cisgiordania e all'offensiva di terra lanciata da Israele. Nella Striscia, aggiunge, è in corso una "carneficina inaccettabile".

L'Italia, dice ancora nel corso del suo intervento, sta facendo il possibile "per la popolazione civile attraverso l'iniziativa Food For Gaza e con nuove evacuazioni sanitarie previste nelle prossime settimane". Infine, il ministro degli Esteri aggiunge di aver parlato con il suo omologo israeliano Gideon Sa'ar, a cui ha chiesto che ci siano le "garanzie necessarie" per "i cittadini italiani che fanno parte della Flottiglia".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica