No del Ppe: Afd un nemico. Si ridisegna l'eurodestra

Il leader Weber chiude agli estremisti tedeschi. Confermata la linea di Fi per le alleanze 2024

No del Ppe: Afd un nemico. Si ridisegna l'eurodestra
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A meno di un anno dalle elezioni europee è entrata nel vivo la discussione per le alleanze in vista di un possibile cambio di maggioranza a Bruxelles. ipotesi più accreditata è un'asse tra popolari e conservatori anche se, a giudicare da tutte le proiezioni, un'alleanza tra Ppe ed Ecr non sarà sufficiente a eleggere il nuovo presidente della Commissione europea. Così è partita la caccia ai voti necessari negli altri gruppi europei tra indiscrezioni, scenari plausibili e in altri casi improbabili, retroscena e trattative che, tra dichiarazioni pubbliche e colloqui privati, sono già iniziate. Le due ipotesi possibili per Ppe-Ecr sono una sponda con i liberali di Renewal (di cui fa parte Macron) oppure con il gruppo Id a cui appartengono Lega, Rassemblement National e Afd. Proprio sugli alleati di Salvini in Europa e in particolare sui tedeschi di Alternative für Deutschland, si è creato negli ultimi giorni un dibattito sull'opportunità o meno di includerli in una possibile euro alleanza di centrodestra. Su questo argomento ieri è intervenuto anche Manfred Weber, presidente del Ppe, commentando un recente sondaggio in cui l'Afd è data al 21 per cento (più della Cdu e Csu se considerati separatamente) ed escludendo ogni tipo di cooperazione con il partito di destra: «Per noi non è solo un competitor politico ma un avversario e un nemico». Weber ha poi aggiunto «viviamo di esportazioni. E chiunque metta in discussione il mercato unico europeo (come l'AfD, ndr), cala la scure sulla nostra prosperità. Allo stesso modo, viene messa a rischio la sicurezza della Germania perché l'AfD non è altro che un reggicoda della Russia di Putin». D'altro canto solo pochi giorni fa Antonio Tajani aveva affermato: «Noi siamo parte della famiglia del Partito popolare europeo che non si alleerà mai con partiti antieuropeisti. Come si fa a governare l'Europa insieme a due partiti come Le Pen e Afd che sono di fatto contro la Nato, con rapporti non idilliaci con gli Stati Uniti e non credono nell'Europa?» aggiungendo che «l'unica coalizione che si può avere in Europa» è quella tra «partito popolare europeo, conservatori e liberali» che si è già realizzata nel 2017. Tajani ha poi precisato che la Lega potrà farne parte purché non con i suoi alleati francesi e tedeschi. Un'ipotesi che non è piaciuta al Carroccio che ha replicato con le parole degli eurodeputati Marco Zanni e Marco Campomenosi: «Non è il momento dei diktat, né di decidere a priori chi escludere dal progetto di centrodestra europeo». Nei corridoi di Bruxelles serpeggia però anche l'ipotesi di una maggioranza variabile con una sorta di «appoggio esterno» che non esclude la Le Pen. Se l'inclusione dell'Afd sembra essere una linea rossa invalicabile (anche per dinamiche interne alla politica tedesca), potrebbero invece esserci margini con il Rassemblement National, specie se Macron dovesse uscire indebolito dalla tornata elettorale. Non a caso Nicola Procaccini, co-presidente dell'Ecr, qualche giorno fa ha affermato: «Dopo il voto, a giugno, non ci sarebbe nessun problema a formare un'alleanza, di un giorno o di una settimana, su un singolo dossier o sulla scelta dei vertici della Commissione, anche con Le Pen.

Così funziona l'Europa, così è stata eletta la von der Leyen, in Europa vale il principio delle maggioranze variabili». Tutto sta nel capire quale sarà l'esito del voto e i numeri che emergeranno, solo a quel punto si potranno davvero immaginare le future alleanze.

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