Guerra in Israele

Noa resta in mano ad Hamas. "Morti gli altri due ostaggi"

La giovane: "Uccisi nei raid". Attentato in Israele: un morto. Missili dell'Iran su Irak e Siria. Mar Rosso, attacco Houthi

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Due cadaveri mostrati in video. Due morti e una sopravvissuta. Hamas affida a Noa Argamani, 26 anni, la giovane di origini cinesi rapita al Nova Festival dove si trovava con il fidanzato e diventata uno dei simboli degli orrori islamisti del 7 ottobre, l'annuncio della morte degli altri due ostaggi apparsi in un filmato con lei il giorno prima, Yossi Sharabi, 53 anni, e Itay Svirsky, 38 anni, entrambi del kibbutz Be'eri. Sono passate meno di 24 ore dal video di propaganda in cui i tre rapiti, domenica sera, chiedevano al premier Netanyahu di fermare la guerra e di riportarli vivi in Israele, quando un ulteriore filmato diffuso ieri dalle Brigate Al Qassam annuncia la morte dei due ostaggi «sotto le bombe israeliane». L'informazione non è stata ancora verificata e Israele, come al solito, decide di non mostrare il video perché lo ritiene un'arma della tortura psicologica di Hamas, macabro strumento di pressione per strappare una tregua e mettere in difficoltà il governo. Noa racconta i particolari - Yossi morto in un primo bombardamento, Itay in un secondo, dopo un trasferimento - ma è evidente che, in assenza di conferme, il video aggiunge sgomento all'angoscia che i parenti degli ostaggi vivono da 102 giorni e una forte pressione su Netanyahu.

A Gaza, nelle mani dei terroristi, restano ancora circa 136 israeliani. Il loro destino divide il governo israeliano, che secondo il quotidiano Haaretz è ormai dilaniato fra la linea del premier Netanyahu e del ministro della difesa Gallant - convinti che la pressione militare spingerà Hamas a un nuovo accordo - e la linea di Benny Gantz e Gadi Eisenkot, i due ex capi di stato maggiore entrati nell'esecutivo dopo la strage e che chiedono di considerare «nuove idee» per riportare a casa gli ostaggi.

Tutti i fronti del conflitto tra Hamas e Israele, intanto, restano aperti e il bilancio del 101esimo giorno di guerra, ieri, è persino più pesante dei giorni scorsi non solo per i palestinesi di Gaza - che conterebbero ormai oltre 24 mila morti - ma anche per Israele. In risposta «al massacro nella Striscia», un nuovo sanguinoso attentato ha provocato un morto e 19 feriti a Ra'anana, nel centro di Israele, mentre la tensione si è alzata ancora nel Mar Rosso, con gli estremisti sciiti Houthi che hanno lanciato l'ennesimo attacco a una nave mercantile, stavolta a stelle e strisce, e hanno minacciato: «Lo Yemen diventerà un cimitero per gli americani. Lasceranno la regione umiliati». La situazione è così tesa che il Qatar ha temporaneamente interrotto l'invio di petroliere di gas naturale liquefatto attraverso lo stretto di Bab al-Mandab, che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden. Almeno 5 navi Gnl gestite dal Qatar sarebbero ferme da venerdì scorso. E l'Europa trema per le pesanti ripercussioni economiche delle minacce alla navigazione.

Il rischio che il conflitto si allarghi non è affatto scongiurato, anche perché - hanno fatto sapere nella tarda sera di ieri i media statali di Teheran - le Guardie rivoluzionarie dell'Iran hanno deciso di lanciare un attacco missilistico contro «gruppi terroristici» in Iraq e Siria. Circostanza che, se possibile, destabilizza ulteriormente il già delicato quadro del Medio Oriente.

Insomma, le chance che gli ostaggi israeliani tornino vivi si abbassano ogni giorno che passa. I terroristi che hanno colpito ieri il centro di Israele hanno usato le automobili dell'autolavaggio in cui erano impiegati come arma di morte. A uccidere sono stati due palestinesi di Hebron, Cisgiordania, che lavoravano illegalmente nel Paese. Hanno scagliato due macchine contro la folla e accoltellato diverse persone. Per Hamas, si tratta della «naturale risposta ai massacri dell'occupazione e alla continua aggressione contro il popolo palestinese». Toni, proclami e ferocia restano quelli di sempre. E si sommano alle azioni e alle minacce degli alleati dell'asse della resistenza a Israele in azione nel Mar Rosso.

Gli Houthi si dicono pronti a una guerra diretta e totale.

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