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Il nodo dell'età pensionabile "Non vogliamo aumentarla"

Il capo del dicastero economico: "Dicono che abbiamo ritardato il ritiro dal lavoro, ma siamo stati noi a limitare i balzelli già previsti"

Il nodo dell'età pensionabile "Non vogliamo aumentarla"
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La faticosa ricerca della quadratura del cerchio sulle pensioni alla fine si risolve in una promessa, sottoscritta dall'intera maggioranza. Dopo un paio di settimane di braccio di ferro sullo stop all'allungamento dell'età pensionabile - un crescendo segnato dalla mini-crisi esplosa dopo l'emendamento della Lega, presentato in zona Cesarini, che allungava la durata delle finestre per accedere al pensionamento anticipato - il Carroccio fa approvare un ordine del giorno che impegna il governo ad adoperarsi per bloccare l'aumento automatico dell'età pensionabile legato all'aspettativa di vita.

È chiaro che Matteo Salvini avrebbe voluto di più, ma ora ha in mano una cambiale politica che - a fronte di determinati requisiti - potrà incassare in vista della manovra 2027, l'ultima prima delle elezioni che logicamente ha un peso e un valore particolare.

La questione ruota attorno all'adeguamento biennale dei requisiti pensionistici all'incremento della speranza di vita, un meccanismo in realtà in vigore da molti anni. Nella dialettica parlamentare l'opposizione prova a far passare il messaggio che si tratti addirittura di una stretta voluta dal governo Meloni. Giancarlo Giorgetti ci tiene però a spiegare che non è così e a tenere la porta aperta a un intervento che disinneschi l'adeguamento.

"Qui dicono che abbiamo allungato l'età pensionabile" chiarisce il ministro dell'Economia, "in realtà abbiamo ridotto di due mesi nel 2027 l'aumento dell'età pensionabile, perché in automatico sarebbe aumentata di tre mesi. Naturalmente nel corso del 2026, se le cose continueranno ad andare bene sui conti pubblici, cercheremo anche di ridurre quel mese in più che partirebbe dal 2027".

La fotografia dunque è la seguente: se non ci saranno interventi correttivi nel 2026 si andrà ancora in pensione con 67 anni di età, a meno che non si abbiano i requisiti per aderire ad una delle formule di anticipo previste come l'Ape sociale. Dall'anno successivo scatterà l'aumento di un mese dei requisiti per andare in pensione, dal 2028 ne serviranno due in più. Per la Lega la questione pensionistica è da sempre un cavallo di battaglia. Negli anni ha messo a segno il superamento della Legge Fornero e interventi come "quota 41" (pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica) per alcune categorie di lavoratori, e come quota 100.

La manovra appena approvata dal Parlamento ha introdotto una stretta su alcune forme di prepensionamento: niente rinnovo per Opzione Donna e Quota 103, criteri più selettivi per lavoratori precoci e nuove norme su alcuni impieghi usuranti. Inoltre il Tfr per i neo assunti nelle imprese sopra i 50 dipendenti andrà automaticamente ai fondi complementari a meno di diversa indicazione entro 60 giorni. La manovra punta molto sul rafforzamento della previdenza complementare ed è su questo che scommette la Lega. "Usciamo dalla demagogia che i conti non siano sostenibili" dice il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, vicesegretario della Lega. "È vero che la spesa pensionistica è di 320 miliardi lordi ma la cifra è al lordo dei 66 miliardi che i pensionati pagano di Irpef che quindi ritornano nelle casse dello Stato" dice ad Affaritaliani.

"Quindi possiamo dire che il nostro sistema pensionistico è solido. Inoltre credo che passi in sordina una rivoluzione storica come Giorgetti ha detto nel suo discorso: il grande rafforzamento del secondo pilastro ovvero la previdenza completare. È da lì che dobbiamo ripartire".

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