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Il nodo giustizia insuperabile ha strangolato i giallorossi

Fallisce il lodo Orlando: riforma per scavalcare la prescrizione. Iv: "Zero assoluto". M5s blinda Bonafede

Il nodo giustizia insuperabile ha strangolato i giallorossi

Che l'avvocato del popolo inciampasse due volte sulla giustizia, prima dello scoppio della crisi nessuno l'avrebbe immaginato. Eppure ieri, quando i delegati dei partiti lasciano il tavolo dell'esploratore Roberto Fico per sedersi ai tavoli del pranzo, sui social e nelle dichiarazioni alle tv pare di ascoltare il racconto di due riunioni diverse.

«In linea di massima - dice il costruttore Saverio De Bonis a L'Aria che tira - la proposta del lodo Orlando sulla prescrizione è stata condivisa dal tavolo». Pare che Matteo Renzi sia saltato sulla sedia: «Ecco, De Bonis ora è esperto non solo di agricoltura ma pure di giustizia». Poco dopo, nella riunione con i parlamentari di Italia viva, il leader di Rignano ribalta la narrativa conciliante: «Sulla giustizia siamo allo zero assoluto». Il colpo arriva dritto al Nazareno e Andrea Orlando risponde via twitter: «Renzi dice che sulla giustizia siamo allo zero assoluto. Probabilmente sono stato invitato a un'altra riunione. Apertura su riforma penitenziaria, modifica prescrizione, intercettazioni... Non sprechiamo questa possibilità!». Ed è subito battibecco sui social con il capogruppo renziano al Senato Davide Faraone: «Orlando è ossessionato da Renzi. Matteo non era alla riunione sulla giustizia. E la nostra posizione sulla giustizia è tornare alla riforma Orlando, non a quella Bonafede. Se Andrea ha cambiato idea, problema suo».

Uno scontro che fa improvvisamente tornare indietro il clima a una settimana fa, quando Italia viva faceva trapelare che, dopo essersi astenuta sulla fiducia a Conte, avrebbe votato contro la relazione annuale sulla Giustizia del ministro Alfonso Bonafede. A Conte, che aveva appena incassato una stentata fiducia al Senato, e sembrava pronto a evitare lo showdown e accontentarsi di vivacchiare, non resta che salire al Quirinale, perché i vertici grillini si impuntano: intollerabile l'idea di bruciare Alfonso Bonafede, facendolo andare in minoranza proprio sulla relazione.

Sicuramente c'è di mezzo una questione di equilibri interni perché, nonostante diversi parlamentari grillini esortino i vertici a evitare di andare di far cadere il governo su un tema così poco pop come la prescrizione, i leader non accettano di sacrificare Bonafede. E, nonostante l'opposizione di Renzi, provano a riproporlo come vice premier insieme ad Andrea Orlando nel pacchetto di mediazione che avrebbe fatto nascere il Conte Ter. L'avvocato depotenziato, ministeri di peso ai renziani ma anche due vice premier Pd e M5s per evitare di dare l'idea di una vittoria su tutta la linea del leader di Rignano.

C'è dunque una questione di nomi, e chissà quanto pesa il solido rapporto Conte-Bonafede, ma c'è anche il frutto avvelenato di un tema che divideva i giallorossi e che non è stato mai affrontato. Pur di far nascere il Conte Bis, il Pd ha ingoiato la riforma manettara della prescrizione, accontentandosi della promessa di una riforma della giustizia che avrebbe reso più veloci i processi. Ma nonostante i tentativi di mediazione dell'emissario del Pd, il sottosegretario Andrea De Giorgis, la riforma non ha mai visto la luce. Il Lodo Orlando avrebbe fissato un termine di sei-nove mesi per varare la riforma. E, in caso fossero trascorsi invano, i 5s avrebbero ceduto a modifiche, non meglio specificate, sulla prescrizione manettara di Bonafede. Una riproposizione del compromesso siglato un anno e mezzo fa senza approdare a nulla.

Pensare di sciogliere in una mattinata un nodo rimasto intatto per 16 mesi era un'illusione.

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