Professor Gaetano Chirico, dopo la morte di un bambino causata da un focolaio batterico nell'agosto scorso, si contano altri tre decessi nel reparto di Neonatologia che lei dirige. E sembra che uno sia morto a causa di un batterio.
«No guardi, abbiamo subito effettuato gli esami colturali e non è emerso la presenza di alcun batterio».
Eppure è quello che si dice in giro...
«È solo una diceria mediatica che rischia di creare un allarmismo ingiustificato tra i parenti dei nostri piccoli pazienti. Attualmente non c'è nessun focolaio e nessuna epidemia nel nostro reparto. Il bambino è deceduto per uno choc settico che sembrava causato da un batterio. Ma poi gli esami colturali non lo hanno confermato. Comunque l'autopsia approfondirà le cause del decesso».
E gli altri due neonati che non ce l'hanno fatta?
«È stata sicuramente una triste coincidenza concentrata nel nostro reparto di casi gravissimi. La situazione clinica era completamente diversa: un bambino aveva dei problemi intestinali, l'altro malformazioni. Purtroppo questi episodi tra bimbi nati sotto peso rientrano nella casistica».
Però tutta l'equipe medica e il personale di terapia intensiva neonatale, cioè 16 persone, è ancora sotto inchiesta per il decesso di un neonato attaccato dal batterio serratia marcescens.
«È vero. In agosto tre bambini sono stati contagiati dal batterio killer e uno, purtroppo, è deceduto. E noi stiamo ancora aspettando l'esito della perizia per essere scagionati. Intanto pende sulla nostra testa un'accusa di omicidio colposo».
Ma com'è possibile che in una neonatologia circolino batteri pericolosi?
«Non esistono ambienti sterili. Forse in sala operatoria si possono escludere. Ma ognuno di noi ha miliardi di batteri ubiquitari addosso. E in una persona normale esplicano effetti positivi, anzi, senza non potremmo campare. Nel nostro reparto, però, anche i batteri più innocui posso però provocare gravi infezioni perché questi bambini hanno difese immunitari particolarmente vulnerabili. Per questo cerchiamo di limitarne la circolazione adottando precauzioni molto rigorose».
Avvengono spesso le infezioni batteriche?
«In quasi tutte le terapie intensive si va incontro a questi contagi. In passato sono stati registrati circa 200 casi conclamati in diversi ospedali italiani. Per fortuna spesso tutto si risolve con gli antibiotici ad ampio spettro».
Ma alla
fine avete scoperto la causa del contagio estiva?«Macché. Abbiamo controllato dappertutto, lavandini, culle, persino il personale. Ma dopo centinaia di tamponi ambientali ci siamo arresi. Non è stato trovato nulla». ECus