Elezioni politiche 2022

La Lega blinda Salvini: "La sua leadership non è in discussione"

Il Carroccio conferma la fiducia al segretario: "Recupereremo consenso grazie ai risultati del governo di centrodestra". I leghisti chiedono un "ministero di peso" per Salvini

La Lega blinda Salvini: "La sua leadership non è in discussione"

Nella Lega è tempo di riflessioni, ma Matteo Salvini resta al suo posto. Il risultato elettorale maturato alle elezioni politiche impone un momento di discussione interna, per analizzare quanto accaduto e mettere al vaglio una situazione che merita una profonda attenzione. Non a caso si è tenuto nel pomeriggio il consiglio federale del Carroccio, che ha fatto un punto sull'esito dell'appuntamento elettorale e ha iniziato a muovere i primi passi per stabilire quali saranno le prossime mosse del partito.

La leadership di Salvini, almeno per il momento, non sembra essere in bilico nonostante le voci di screzi interni. Fonti della Lega fanno sapere che si è tenuta una discussione franca, ma è emersa la tutela assoluta del segretario federale: "Hanno parlato tutti e nessuno lo ha messo in discussione". È emersa la richiesta unanime di avere Salvini al governo. "Il miglior modo per rilanciare la nostra azione politica è che il nostro segretario abbia un ministero di peso", ha dichiarato il capogruppo Riccardo Molinari.

Le mosse della Lega

Dalla Lega assicurano che il partito "potrà recuperare il consenso grazie ai risultati che otterrà nel governo di centrodestra". Tra le priorità indicate rientrano "provvedimenti contro il caro-bollette, Autonomia regionale e Quota 41". Il Carroccio chiederà di inserire il tema dell'Autonomia nel primo Consiglio dei ministri. La prossima settimana ci sarà un altro consiglio federale per costruire il governo di centrodestra.

La segreteria fa sapere che lo sguardo è rivolto "soprattutto al futuro e ai problemi da risolvere grazie al nuovo governo di centrodestra, di cui la Lega sarà parte fondamentale". Viene espresso "rammarico" per l'8,9% raggiunto: le aspettative erano altre, ma molti hanno imputato la causa del risultato insoddisfacente alla "convivenza forzata con Pd e 5 Stelle" nel governo Draghi. Allo stesso tempo si rimarca "soddisfazione" per i 95 parlamentari eletti tra le fila del Carroccio.

Il consiglio federale

L'europarlamentare Marco Zanni, lasciando via Bellerio, ha fatto sapere che si respira un "clima sereno" e che si intende agire rapidamente: "C'è un governo da fare e bisogna capire come farlo al meglio". E sulla figura di Salvini ha escluso colpi di scena: "È il leader della Lega e continuerà ad esserlo".

Al consiglio federale hanno preso parte tutti i governatori leghisti: Luca Zaia (Veneto), Attilio Fontana (Lombardia), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) e Maurizio Fugatti (Provincia autonoma di Trento). Presenti anche il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, il vicesegretario Lorenzo Fontana, il parlamentare Edoardo Rixi, il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e il coordinatore lombardo Fabrizio Cecchetti.

I governatori blindano Salvini

Un punto assai cruciale riguarda la leadership di Matteo Salvini, che dopo l'8,9% ottenuto dagli italiani teme di finire sul banco degli imputati. Al momento però le dimissioni non sono sul tavolo: l'ex ministro dell'Interno ha aperto la strada a una fase di dialogo con i territori, per ascoltare le istanze e recepire le priorità esposte dai rappresentanti locali del partito.

Il segretario può contare sulla fiducia di Attilio Fontana, secondo cui quello di Salvini non è da considerare come un profilo di cui disfarsi in seguito al voto di domenica. "La sua leadership non è assolutamente a rischio", ha assicurato il governatore della Regione Lombardia. Luca Zaia ha tagliato corto: "Non ho proprio sentito parlare di eventuali dimissioni". Ha fatto lo stesso Massimiliano Fedriga: "Salvini sì o Salvini no? Salvini sì".

Invece per Roberto Maroni serve un congresso straordinario della Lega: "Saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma, per adesso, non faccio nomi". Ci va giù duro Roberto Castelli, ex ministro e uno dei primi esponenti del Carroccio, che parla di una vera e propria "debacle" e invita a cambiare il nome del partito: "Lega Salvini premier è démodé". Arriva l'affondo anche di Giuseppe Leoni, co-fondatore della Lega: "Salvini dice che recupererà i voti. Ma pensa di andare al supermercato o in farmacia a trovarli? Al Papeete li può trovare, di certo non al Nord".

Il monito di Bossi

Una voce in capitolo di una certa rilevanza è quella di Umberto Bossi, che dopo ben 35 anni deve dire addio alla sua esperienza politica tra i corridoi del Parlamento: "Sono contento poiché avevo deciso di non candidarmi. Mi hanno pregato e solo per il rispetto verso la militanza ho accettato". Ma il Senatur, contattato dall'Adnkronos, non ha risparmiato un monito ben preciso: "Il popolo del Nord esprime un messaggio chiaro ed inequivocabile che non può non essere ascoltato".

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