Cronache

Non confondiamo l'islamismo con l'islam: la nostra bussola contro ogni pregiudizio

Il lavoro si è concentrato sui fatti. E idealmente è dedicato ai musulmani liberali

Non confondiamo l'islamismo con l'islam: la nostra bussola contro ogni pregiudizio

«Senza allarmismi e senza confondere islamismo con islam». Così è stato impostato Il libro nero dell'islam italiano, mal citato nel rapporto Seta 2018.

Distinguere l'islam e l'islamismo, versione militante e politicizzata della religione: questa è stata la bussola di un lavoro che si è concentrato sui fatti e si è tenuto alla larga dalle teorie. Un lavoro di cronaca. Uno dei massimi esperti del tema, Lorenzo Vidino, nella prefazione ha scritto che il libro traccia dell'islamismo ideologico «un identikit preoccupante ma senza allarmismi e senza confondere islamismo con islam».

Mai confondere islam e islamismo è stata la premessa di ogni presentazione, alcune delle quali ospitate in sedi istituzionali, spesso con la partecipazione dell'unica persona sempre citata e indicata come protagonista, Maryan Ismail, italo-somala, sufi, musulmana liberale, sorella di un diplomatico ucciso dai qaedisti, Yusuf Mohamed Ismail, ambasciatore somalo all'Onu, vittima di un attentato di Al Shabab, cellula somala di Al Qaida. A loro, ai musulmani liberali (più che «moderati») è dedicato idealmente il tutto. «Anche se ce ne fosse solo uno, e non è così, per il rispetto che merita qui si distinguerà islam e islamismo», questa l'immancabile avvertenza, che non tutti hanno apprezzato. I pregiudizi infatti possono essere due, di segno opposto. Da un lato il pregiudizio negativo di chi dipinge l'islam come un monolite, tutto uguale e tutto ugualmente problematico. Dall'altro il pregiudizio opposto, di chi rimuove i problemi, li nega a se stesso e agli altri, magari per riflesso ideologico. «Rienavoirisme», questo neologismo «importato» da Paolo Mieli lo hanno inventato in Francia per definire la tesi per cui il terrorismo islamico non ha «niente a che vedere» con la religione.

No al pregiudizio e no alla rimozione è l'approccio che rivendichiamo. E rinfranca trovare un'idea simile nella migliore dottrina giuridica, insospettabile di faziosità. «Non è mancato chi ha voluto chiudere gli occhi sulle origini di questa particolare forma di terrorismo» ha scritto per esempio Fabio Fasani, penalista e professore a Pavia, autore di Terrorismo islamico e diritto penale, una monografia Cedam che mette in guardia anche contro «l'equivoco» che assimila tout court l'islam al terrorismo.

«In causa non c'è la religione in quanto tale ma un'ideologia costruita su motivi religiosi, che piega la religione a suo piacimento», questo si legge nel Libro nero. Chi ha scritto che «dà per scontato che i musulmani sono nemici interni», o mistifica o non lo o ha letto.

A proposito di pregiudizi.

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