Scienze e Tecnologia

Non fate quella faccia. Se l'algoritmo riconosce anche le emozioni

Ricercatori inglesi hanno creato un sistema che cataloga le espressioni del volto umano

Non fate quella faccia. Se l'algoritmo riconosce anche le emozioni

Sei emozioni uniscono tutti i popoli e si riconoscono, analizzando i movimenti dei muscoli del viso: rabbia, disgusto, paura, felicità, tristezza e sorpresa. Rappresentano un'esperienza comune, che ci fa intuire più di tante parole (il famoso «linguaggio non verbale») e che conoscono bene, ad esempio, anche alla US Transportation Security Administration, che nel 2003 iniziò a testare un nuovo programma di sorveglianza (detto «Spot»), per rilevare potenziali terroristi, leggendo espressioni facciali e comportamentali. Il tutto si basava sugli studi di un emerito professore di psicologia dell'Università della California (Paul Ekman), che aveva sviluppato un metodo, per identificare minuscole espressioni facciali e mapparle sulle emozioni corrispondenti. Il tutto venne utilizzato per addestrare «agenti di rilevamento del comportamento» a scansionare i volti e rilevare segni di inganno. I risultati sono stati altalenanti ma l'idea di fondo è stata troppo ghiotta per essere abbandonata, tanto che le aziende tecnologiche hanno iniziato a utilizzare il metodo di Ekman per addestrare algoritmi a scovare le emozioni dal viso. Gli esseri umani, infatti, hanno 35 espressioni di base, comuni a tutte le culture, secondo uno studio dell'Ohio State University, e mentre i nostri volti possono trasmettere una moltitudine di emozioni, il numero dei modi può variare notevolmente. Infatti il disgusto ha bisogno di una sola espressione facciale ed è riconosciuto ovunque mentre la felicità ne ha 17: le differenze nel modo in cui i nostri volti la trasmettono possono essere semplici quanto la dimensione dei nostri sorrisi o le pieghe vicino ai nostri occhi. Lo studio ha anche scoperto che gli esseri umani usano 3 espressioni per trasmettere paura, 4 per la sorpresa e 5 per tristezza e rabbia. La tecnologia di rilevamento delle emozioni richiede due tecniche: visione artificiale, per identificare con precisione le espressioni facciali; algoritmi di apprendimento automatico, per analizzare e interpretare il contenuto emotivo di quelle caratteristiche del viso. Il secondo passaggio impiega una tecnica chiamata apprendimento supervisionato, un processo con cui un algoritmo viene addestrato a riconoscere cose che ha visto prima: se mostri migliaia e migliaia di immagini di facce felici con l'etichetta «felice», quando vede una nuova immagine di una faccia felice, la identificherà di nuovo come «felice». È chiaro che gli algoritmi di apprendimento automatico rappresentano una industria enorme, utile in tante situazioni dalla sicurezza stradale e negli aeroporti alle ricerche di mercato ma se da un lato ci sono gli entusiasti, che pensano di scoprire dal viso le vere emozioni fino ad arrivare ai sentimenti più intimi, molti altri si pongono problemi di valutazione reale nella profilazione per la privacy e i rischi di discriminazione.

Proprio con l'obiettivo di sollevare un dibattito sulla questione, un team di ricercatori ha creato un sito web (emojify.info), dove possiamo provare i sistemi di riconoscimento delle emozioni con la videocamera del pc. È un gioco per fingere emozioni, cambiando le espressioni del viso con l'obiettivo di ingannare il sistema. «Bisogna fare una riflessione pubblica su questa tecnologia dichiara al The Guardian, la dott.ssa Alexa Hagerty, responsabile del progetto e ricercatrice presso l'Università di Cambridge e il Leverhulme Centre -. Non si tratta solo di identificare le persone con il riconoscimento facciale ma leggere emozioni e sentimenti, che traspaiono dai volti.

In realtà ancora non è così semplice, perché si può mantenere il proprio stato interiore, cambiando espressione, così come per esperienza sappiamo che è sempre possibile fingere un sorriso».

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