"Non hanno ritirato i carrelli: cosa stavano facendo i piloti?"

L'ex responsabile sicurezza volo Alitalia, Romeo Ranieri: "Fondamentale ascoltare il Mayday"

"Non hanno ritirato i carrelli: cosa stavano facendo i piloti?"
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La scatola nera del volo precipitato a Ahmedabad è stata trovata sul tetto di una palazzina. In attesa che venga analizzata, chiediamo quali possano essere le cause dell'incidente al comandante Romeo Ranieri, ex responsabile della sicurezza di volo della flotta boeing di Alitalia e qualificato come investigatore di incidenti alla Cranfield university per l'Air Accidents Investigation Branch (l'agenzia AAIB), 26mila ore di volo alle spalle, istruttore e controllore di boeing 757 e 767.

Partiamo dalle prime manovre di decollo. C'è stato qualcosa di anomalo?

«Ne hanno dette di ogni. Che l'aereo è decollato da metà pista, che la pista era troppo corta. In realtà si evince dalle informazioni di Flightradar 24 che l'aereo ha utilizzato tutta la pista disponibile».

Come mai il carrello delle ruote non è rientrato?

«Questo è uno dei punti interessanti su cui indagare. Non certo perché è stata causa determinante dell'incidente. Ma perché è assolutamente anomalo che i piloti si scordino di retrarre il carrello, operazione che avviene non appena l'aereo si stacca dal suolo. Il pilota ai comandi dice 'Carrello su', 'Gear up', non appena avuta la conferma dal co pilota della salita dell'aereo (positivo climb). La domanda chiave è: perché non lo hanno fatto?».

Cosa intende dire?

«Intendo che probabilmente è accaduto qualcosa all'interno della cabina che ha richiesto la concentrazione assoluta di tutti e due i piloti a tal punto da far dimenticare un'operazione di routine che hanno fatto a ogni volo come, appunto, chiudere il carrello».

Un'avaria imprevedibile?

«Qualcosa di imprevedibile e inaspettato è accaduto. I piloti di solito fanno un check di linea per ogni anno e due al simulatore. Nel simulatore si esercitano a far fronte a una serie di anomalie proprio per essere addestrati alla loro soluzione. Quindi mi chiedo: cosa ha distolto la loro attenzione a tal punto?».

Lo dirà la scatola nera?

«Lo dirà anche la registrazione del 'Mayday' lanciato dal pilota alla torre di controllo. È importante sentire cosa ha detto. Solo così si potrà acquisire un'informazione ulteriore per ipotizzare la causa dell'incidente».

Il pilota ha avuto il tempo di lanciare il Mayday in quei 28 secondi prima dello schianto? Come funziona il Mayday?

«C'è una fraseologia standard. Bisogna dire Mayday per tre volte, poi dire il numero del volo, poi dichiarare il tipo di emergenza in corso e chiudere ripetendo il numero di volo e Mayday per una volta».

Il caldo può aver influito su una possibile avaria? In pista c'erano 37 gradi.

«No. Tutti gli aerei hanno un computer in cui il pilota inserisce i dati meteo (precipitazioni, temperatura, potenza del vento), il peso (quantità di carburante, numero passeggeri, cargo). E il computer calcola il peso massimo dell'aereo possibile per il decollo».

Tra le altre ipotesi si parla di un corto circuito o di un blocco di entrambi i motori.

«Il corto circuito lo escludo. L'aereo vola con il motore e le ali. Se perdo l'energia elettrica, al massimo posso avere una perdita momentanea della strumentazione ma i motori non si spengono, continuo a spingere e l'aereo vola. E anche se durante la rotazione del decollo un motore dovesse andare in avaria, l'aereo è certificato per continuare in sicurezza. I piloti sono addestrati a questo».

Come mai il boeing 787 è caduto con il muso in su?

«I piloti hanno mantenuto l'assetto prestabilito e evidentemente l'aereo è andato in stallo».

Quindi resta tutto ancora avvolto nel mistero?

«L'importante è non azzardare ipotesi infondate e non spaventare i passeggeri.

Per capire come sono andate le cose io ricalco le stesse domande che ha posto l'Air Accidents Investigation Branch. Primo: cosa ha detto il pilota quando ha lanciato il Mayday. Secondo: cosa è accaduto in cabina di pilotaggio».

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