
"Nessuna crisi diplomatica con la Francia". Al Meeting di Rimini, Antonio Tajani sceglie e scandisce con attenzione le parole quando gli viene chiesto di commentare le dichiarazioni di Matteo Salvini contro Emmanuel Macron. Il leader della Lega aveva definito (con toni coloriti) "un errore" l'ipotesi di invio di truppe europee in Ucraina, ma il ministro degli Esteri stempera la polemica: "Non c'è nessuna crisi diplomatica con la Francia. Se si devono far valere delle ragioni, si vince con la forza delle idee, non con la violenza delle parole".
Una frase accompagnata da una sottolineatura sul perimetro delle competenze governative in politica estera: "La linea la fanno il Presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri", ma "un leader di partito può esprimere le sue idee". Una posizione sostanzialmente condivisa anche da Giorgia Meloni che nel fine settimana avrebbe avuto uno scambio di messaggi chiarificatore con l'inquilino dell'Eliseo. Fermo restando che in ambienti governativi si ricordano le parole ben più gravi pronunciate dal ministro degli Interni francese Gerard Darmanin sulla premier italiana.
Sul merito, Tajani conferma la posizione italiana e lancia l'idea di un possibile contributo da parte delle nostre forze armate per lo sminamento delle zone di guerra. "Noi non siamo per inviare truppe, però potremmo portare un contributo importante vista la grande esperienza che abbiamo nello sminamento sia marittimo o terrestre. Abbiamo sempre detto che è più giusto trovare una soluzione che garantisca la sicurezza dell'Ucraina, con un meccanismo ispirato all'articolo 5 della Nato". Il vicepremier mette l'accento sull'importanza dell'unità dell'Occidente e fa il punto con i colleghi durante il vertice virtuale del G7 dei ministri degli Esteri, svoltosi ieri nel giorno dell'indipendenza ucraina. "Abbiamo inviato un chiaro segnale politico di sostegno all'Ucraina. Lavoriamo per costruire solide garanzie di sicurezza che favoriscano la pace e la stabilità in Europa". Tajani ricorda anche il contributo italiano alla Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina tenutasi a Roma, che ha visto la partecipazione di 2.000 imprese e la firma di oltre 200 accordi per un totale di 10 miliardi di euro.
Sui tempi della pace, però, invita alla prudenza: "Non ho mai pensato che si potesse arrivare a un accordo in pochi giorni. Conosciamo Putin: ha un esercito di un milione e mezzo di uomini che guadagnano tre volte quello che guadagna un operaio russo. Per lui è molto difficile fare marcia indietro rapidamente". Per questo, spiega, la diplomazia deve insistere e darsi un orizzonte realistico: "Serve una pace giusta, che garantisca l'indipendenza ucraina e contribuisca alla stabilità internazionale".
Infine spazio anche al conflitto in Medio Oriente. Sulla decisione di Israele di inviare influencer a Gaza, Tajani sottolinea che non si può imbrigliare la libertà di informare e comunicare ed è necessario lasciare alle due parti la libertà di documentare quanto sta accadendo. "Abbiamo firmato un documento in cui si chiede che ci sia libertà d'informazione. Israele può mandare i suoi influencer, ma non devono esserci solo influencer che raccontano una parte della verità. È giusto che anche altri possano raccontare l'altra faccia della realtà, senza che vengano uccisi". Infine una battuta sull'Europa, dopo il campanello d'allarme fatto risuonare da Mario Draghi: "In parte è giusto dire che l'Europa non svolge appieno il suo ruolo, ma uscirne o distruggerla è una scelta sui-ci-da".
E una proposta recapitata alla Bce: "Se il dollaro continua a scendere e arriva a 1,25 sarà complicato per le nostre imprese esportare: serve un'azione shock da parte della Banca centrale europea con un nuovo quantitative easing".