Non moriremo renziani

Centomila persone nel cuore rosso di Bologna alla manifestazione di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il Cavaliere: uniti vinceremo le prossime elezioni. Salvini: Renzi a casa

Non moriremo renziani

La piazza risponde, l'alleanza si è compattata, il resto verrà a tempo debito. Da Bologna ieri è partita la rifondazione attesa del centrodestra. I colonnelli dei tre generali - Berlusconi, Salvini e Meloni - si studiano con ancora qualche sospetto, tra invidie e gelosie. Ma il dado della ritrovata unità è tratto e da oggi l'alleanza di piazza diventa anche alleanza parlamentare, per rendere più forte e visibile l'opposizione al governo delle sinistre.

Berlusconi ha avuto un coraggio da leone a decidere di ridiscendere in campo giocando in trasferta, sul terreno leghista che è amico ma non suo. E Matteo Salvini altrettanto. Ci vogliono attributi per dividere il palco neoleghista con il vecchio amico, e compagno di tante avventure mai rinnegate, di Umberto Bossi. È andata bene, anche se oggi i seminatori di zizzania esalteranno gli inevitabili momenti di tensione, non volendo vedere e ammettere l'enorme significato politico ed elettorale. E cioè che c'è un centrodestra che non vuole fare da servo sciocco a Renzi né elemosinare ruoli dentro un improbabile Partito della nazione che altro non sarebbe che un nuovo Pd camuffato da Dc.

I numeri per tornare vincenti ci sono, sulla carta, e da ieri c'è pure il presupposto per provarci davvero. Lo sanno bene dalle parti di Renzi e nel piccolo club dei traditori, che non per nulla hanno prima gufato perché a Bologna non avvenisse nessun abbraccio Lega-Forza Italia e poi, di fronte all'evidenza, scatenato una offensiva mediatica per minimizzare e insultare.

La verità è che Salvini ha dimostrato di avere molto più sale in zucca di quello che gli attribuiscono i suoi detrattori. Altro che pericoloso lepenista, l'uomo delle felpe sa distinguere: un conto è il linguaggio da usare in tv per scaldare i cuori, un conto è dove collocare il suo partito in Europa in coerenza con il suo Dna, altro è scegliere i compagni per sbarrare la strada alla sinistra italiana.

Le tre cose, per la Lega di lotta e di governo, non sono in conflitto, non lo sono mai state fin dal 1994, e l'invito, corrisposto, a Silvio Berlusconi ne è la prova. Diversamente, il Cavaliere non avrebbe mai accettato di farsi per l'ennesima volta garante presso il popolo dei moderati. Di questo ne siamo sicuri.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica