Non è stato un incidente. La cravatta del ministro Graziano Delrio è oramai allentata, lo sguardo stanco, l'aria spossata, eppure gli occhi tradiscono rabbia impotente che le parole sibilate alla vicina Boschi devono senz'altro esprimere, mentre ascolta la filippica del deputato grillino Giuseppe D'Ambrosio che lo accusa di essere «politicamente il primo responsabile». Il motivo stavolta è lampante, anche se motiverà le controaccuse di «sciacallaggio» da parte del Pd, e testimonia lo stallo di quest'Italia sempre in chiacchiera sull'inutile e mai in regola nel concreto. In questo caso, magari dando risposta (provvedendo?) a un'interrogazione datata 12 giugno 2013 sul mancato raddoppio del binario maledetto, prima firma proprio quella di D'Ambrosio che è di quelle parti e che ora rinfaccia al ministro di non aver mai risposto: «Né lei, né Lupi che c'era prima di lei...».
Finisce in scontro livido e teso, il giorno dopo quello dello sbigottimento e del lutto, in parte stemperato dall'annuncio che il capo dello Stato Sergio Mattarella sarà oggi alla camera ardente. All'ora di pranzo la comunicazione del governo alla Camera sull'incidente nella tratta Andria-Corato, quasi una «metropolitana leggera» come l'aveva definita il sindaco di Corato. Ma di leggero ormai in questa Italia paralitica c'è poco o nulla, e il cordoglio gronda d'indignazione. Delrio riferisce sbagliando persino i dati sulle vittime: malinformato dallo staff parla di «27 morti al momento», quando dalla Puglia poco dopo si preciserà che sono 23, anche se restano gravissime le condizioni di 11 feriti. Il resto è nel copione in uso per le occasioni come queste, nelle quali i rappresentanti dei cittadini giocano il gioco più pericoloso di tutti, ché poi finisce per allontanare dalla politica. Delrio esordisce con po' di retorica: «Questa tragedia ci interroga sul fatto che un diritto democratico come il trasporto pubblico non debba trasformarsi in un evento luttuoso...», dice e più tardi il capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, anche lui di Corato, lo tradurrà in un modo assai più veritiero e pregnante: «In Italia ci sono servizi diversi per i ricchi e per i poveri», altro che diritto democratico. Anche perché, spiegherà il ministro, «sulla tratta dell'incidente la circolazione dei treni è regolata telefonicamente, purtroppo quel sistema è oggi considerato tra quelli maggiormente a rischio». Alla faccia della tecnologia, dei sensori su binari e sui treni. E anche del binario unico. Che, come ricorderà poi il viceministro ai Traporti, Riccardo Nencini, è la normalità non l'eccezione. Lo dice anche Delrio: «Il binario unico non è però l'unica causa di rischio, quello che serve è la tecnologia. Anche i binari unici sono molto sicuri quando sono utilizzate tecnologie avanzate». Poi parla degli stanziamenti, prendendosela con Grillo e i grillini che accusano disparità tra Nord e Sud. «Affermazioni profondamente strumentali, sbagliate e pericolose... Il contratto di programma prevede 9 miliardi di euro per tutta la rete nazionale e, di questi, 4 miliardi e mezzo sono per tecnologie di sicurezza e di questi una parte consistente per le reti a carattere regionale».
Il governo stanzierà «ulteriori 1,8 miliardi di investimenti per le reti regionali non di competenza nazionale» e istituirà una commissione d'inchiesta «per fare chiarezza», annuncia. Anche questa, purtroppo, già vista e sentita. Né mai digerita.
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