"Non vedo alcun appeasement. Donald ha sottovalutato la sfida ma ci sono segnali di progresso"

Il vicepresidente dell'Atlantic Council, Matthew Kroenig: "Per la prima volta si è parlato di garanzie di sicurezza"

"Non vedo alcun appeasement. Donald ha sottovalutato la sfida ma ci sono segnali di progresso"
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Washington Successo diplomatico, flop o un esito a metà strada? Per decifrare il vertice di Anchorage, Il Giornale ha interpellato Matthew Kroenig, ex consigliere del Pentagono, di Mitt Romney e di Marco Rubio, attualmente vicepresidente dell'Atlantic Council e docente della Edmund A. Walsh School of Foreign Service presso la Georgetown University.

Che idea si è fatto dell'incontro in Alaska?

"Una delle principali priorità di Trump in politica estera è stata cercare di negoziare la fine della guerra in Ucraina. Credo che abbia sottovalutato quanto sarebbe stato difficile. Credo pensasse che, con il suo rapporto personale con Putin e le sue superiori capacità negoziali, sarebbe stato facile. Era la prima volta che i due leader si incontravano da, credo, il 2019. Direi che il risultato è a metà strada. Da un lato, non è stato un accordo di appeasement tipo Monaco. Gli Stati Uniti non hanno "dato" a Putin l'Ucraina. Dall'altro, non abbiamo ottenuto il cessate il fuoco che Trump sperava. Ma nel complesso vedo dei segnali di progresso, perché credo che Trump capisca che ora il problema è Putin, e che gli alleati europei di Zelensky avevano ragione fin dall'inizio. Quindi, non una svolta importante, ma un passo avanti".

Ora non c'è il rischio che tutta la pressione ricada su Zelensky e gli europei, accusati da Putin di "ostacolare la pace"?

"Vedremo cosa accadrà nell'incontro di lunedì con Zelensky. Ma il presidente Trump ha per la prima volta detto qualcosa sulle garanzie di sicurezza per l'Ucraina. È qualcosa che prima non era stato disposto a prendere in considerazione. E durante un'intervista a Fox News dopo il vertice ha detto qualcosa sulla necessità di un incontro tra Zelensky e Putin. Ancora una volta, nessuna svolta importante, ma credo di vedere alcuni passi positivi nella giusta direzione".

Trump non è sembrato entusiasta dell'esito del vertice. C'è chi ha sostenuto che avrebbe dovuto andarsene in anticipo, come fece Ronald Reagan con Mikhail Gorbachev nel vertice di Reykjavík del 1986.

"Trump è sembrato deluso, è vero. Ma a mio parere il motivo principale per cui Putin non sta negoziando in buona fede in questo momento è perché pensa di poter vincere. Pensa che, anche se la guerra è lenta e costosa, può continuare ad andare avanti. Credo che la strategia per fermarlo debba essere quella di convincerlo che in realtà, se continua su questa strada, le cose diventeranno molto più dolorose e molto più difficili. Fosse dipeso da me, fin dal primo giorno, avrei messo in atto misure drastiche: sanzioni più severe, sequestro dei beni russi congelati, minaccia di trasferire armi nucleari in Polonia e di fare entrare l'Ucraina nella Nato".

Perché Trump non usa l'arma delle sanzioni secondarie contro il petrolio russo? C'è di mezzo il negoziato commerciale tra Usa e Cina che Trump non vuole compromettere?

"Le sanzioni secondarie o i dazi secondari metterebbero davvero in difficoltà la Russia economicamente. Questa è stata una falla nel progetto di sanzioni di Biden e dell'Europa fin dall'inizio. Sì è trattato essenzialmente solo di sanzioni occidentali, che hanno consentito alla Russia di commerciare quanto voleva con India, Cina e altri. Quanto al perché Trump non voglia usarle, immagino perché non abbia ancora adottato del tutto un approccio duro.

Ora però sembra più disposto a fare dei passi per essere più duro con Putin, come accettare di fornire armi all'Ucraina per la prima volta. Anche se, è vero, non è realmente disposto ad adottare una strategia di massima pressione".

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