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Il nostro ennesimo "ponte sullo Stretto"

I milanesi, da ieri, hanno una quinta linea di metropolitana.

Il nostro ennesimo "ponte sullo Stretto"

I milanesi, da ieri, hanno una quinta linea di metropolitana. Scavata e costruita in gran parte durante il Covid. Per ora c'è solo un pezzo dell'intero tracciato, sei stazioni che collegano il «city airport» di Linate alla rete del trasporto integrato. Per tutte le altre fermate bisognerà aspettare il 2024. Ma anche così, quella di ieri è da considerarsi un'altra giornata straordinaria nella storia dello sviluppo di Milano. E questo grazie ai suoi abitanti, ai milanesi. La nuova linea si chiama M4, ma arriva dopo la già operativa M5. Il che la dice lunga sulle traversie che hanno accompagnato il suo varo. Mentre la costruzione della M3, la linea gialla realizzata negli anni 80, è ricordata anche per essere entrata nella storia di Tangentopoli. Dopodiché, oggi Milano si trova con 5 linee di metropolitana (che diventano 6 con il passante ferroviario), di cui le ultime due messe in funzione negli ultimi 9 anni. Gli stessi anni che hanno visto nascere o completarsi progetti di quartieri nuovi e spettacolari quali City Life, Gae Aulenti o Varesine. Tutto realizzato - passando anche attraverso l'Expo del 2015 - in anni di forte crisi economica, finanziaria, poi pandemica e ora energetica. Ma Milano non si è mai fermata e ogni 2-3 anni arriva un giorno, come quello di ieri, in cui lo ricorda a tutto il Paese. Un giorno speciale in cui si celebra, sempre e comunque con profilo basso, l'ennesima infrastruttura progettata in città, finanziata con capitale misto pubblico e privato (anche dallo Stato, naturalmente) e realizzata dai milanesi e con i milanesi: quartieri sventrati e scavi della metropolitana sconvolgono viabilità, commercio e traffico cittadino senza sollevazioni, lamentele o piagnistei. Ogni 2-3 anni Milano tira su un suo «quasi ponte sullo Stretto», senza tanti clamori (la sola M4 è costata 1,8 miliardi, il ponte per la Sicilia ha preventivi di circa il doppio). E dimostra una volta di più che lo sviluppo e il benessere passano sempre dalle infrastrutture, a condizione che siano ben progettate e finanziariamente sostenibili. Il tutto senza dare colore a questo o quello: la metropolitana di Milano è rossa, verde, gialla, lilla e blu. E va sempre avanti, con nuove stazioni che allungano la rete in ogni direzione. Tutto ciò avviene senza che politica sia di ostacolo. La quale, in fin dei conti, rispetto alle opere che hanno fatto grande Milano ha imparato a non fare danni più di tanto. Così, a guardare le varie giunte che hanno varato i grandi lavori di questi ultimi 25 anni, c'è un po' di tutto: da Moratti a Pisapia, da Albertini a Sala. Il che, poi, ai milanesi importa né punto né poco. Conta di più guardare sempre avanti e non piangersi mai addosso.

Perché, come dice il proverbio, cativa lavandera, la trua mai la buna preja: la lavandaia incapace non trova mai la pietra giusta.

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