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Nove clandestini su dieci restano in Italia

Nel 2020 rimpatriato solo il 9,8%. Il bluff dei ricollocamenti: soltanto il 2%

Nove clandestini su dieci restano in Italia

L'Italia si tiene la maggior parte dei migranti che arrivano. E rimpatri e ricollocamenti non sono che un bluff che grava sulle tasche degli italiani. I dati parlano chiaro: tra ottobre 2019 e marzo 2021, i tanti sbandierati accordi di Malta hanno ricollocato solo 990 persone delle 44.300 sbarcate nello stesso periodo in Italia, pari al 2,2%. E per i rimpatri le cose non vanno meglio. Nel 2020 sono stati rimpatriati solo 3.351 migranti dei 34.133 giunti sulle nostre coste, ovvero appena il 9,8 per cento del totale. Mentre nei primi mesi dell'anno in corso sono stati 1.097.

I costi per i rimpatri per il 2020 ammontano a 4,684 milioni di euro e per il 2021 (fino ad aprile) a 2 milioni 89mila euro. La spesa media è di 1.095 euro a immigrato nel 2021 e di 1.398 euro a persona nel 2020 (compresi i costi di trasferta per chi li accompagna).

Cifre che gravano ovviamente sul portafoglio dei cittadini italiani che pagano le tasse. «In sostanza - spiega l'eurodeputata della Lega Susanna Ceccardi - sulle spalle dei contribuenti italiani e nella più totale indifferenza delle istituzioni europee, i migranti continuano ad arrivare senza nessuna soluzione che metta una fine definitiva a questo problema». E prosegue: «Noi lo avevamo detto subito che questa politica portata avanti da Bruxelles sarebbe stata fallimentare, ma ci hanno accusato di tutto. I numeri, però, ci danno ragione. Al problema legato alla gestione dei flussi si somma un'altra grave questione: il controllo dei profughi che arrivano sulle nostre coste è gestito infatti in maniera emergenziale e questo non permette di avere una stima precisa dei costi, come evidenziato anche in passato dalla Corte dei conti, visto che si lavora sempre con spese non previste e fuori bilancio».

Dei rimpatriati nel corso del 2020, 1.997 sono tunisini (618 nei primi 4 mesi del 2021), 544 albanesi (225 nell'anno in corso), 181 marocchini, 91 egiziani (82 nel 2021), 69 georgiani (20 nell'anno in corso) e 469 di altre nazionalità (130 fino ad aprile scorso). L'anno passato i motivi di rimpatrio erano legati a espulsione per motivi di pubblica sicurezza (1.687 persone), respingimenti del questore (1.185), disposti di Autorità giudiziaria (475) o direttamente dal ministro dell'Interno (4 e di solito legati a motivi connessi con il terrorismo internazionale).

Sul sito di Truenumbers si evidenzia anche come «nel 2017, la Germania ha sborsato 104.222.800 euro, ripartiti in poco più di 37 milioni per i rimpatri forzati e 67,2 milioni per i rimpatri volontari. L'Italia, invece, ha affrontato costi molto più contenuti che ammontano a 11.731.250 milioni di euro, dei quali la maggior parte, 9,7 milioni, sono stati destinati ai rimpatri forzati e la restante parte ai rimpatri volontari. La distinzione rimpatri forzati/rimpatri volontari è necessaria non solo per il differente stato giuridico dei migranti, ma soprattutto per la differenza di trattamento economica dei tue tipi di procedimenti. Il costo stimato per la procedura dei rimpatri forzati è di 2mila euro a persona sia in Italia che in Germania, mentre l'iter per i rimpatri volontari costa 975 euro nel nostro Paese e 3.200 euro a persona in Germania». Infine, le persone respinte nel 2020 presso i valichi di frontiera sono state 4.

319 provenienti per lo più dai Paesi dell'Est.

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