Nozze gay e cultura "gender": mamme in rivolta

In piazza famiglie e associazioni: "Difendiamo la nostra identità e i nostri figli"

Nozze gay e cultura "gender": mamme in rivolta

Milano Non è una cosa di chiesa e nemmeno di partito: movimenti e sigle si sono uniti (o dissociati) dopo. Ma è una questione di mamme. E allora è una vera grana politica per il governo, che deve vedersela con questa silenziosa maggioranza borghese, guidata da centinaia di migliaia di donne preoccupate per la loro famiglia e per tutte le famiglie, sfinite dai corsi pro gender e dagli spettacoli per bambini in cui il Principe azzurro si fa corteggiare da Biancaneve e Cenerentola per poi candidamente ammettere di essere gay. Timorose che, come accade già in Gran Bretagna, a dieci anni un ragazzino torni da scuola a dire: «Non ho ancora deciso se voglio essere femmina o maschio».

Mamme e papà pronti a tutto: anche a portarli domani pomeriggio in piazza San Giovanni, a Roma, i bambini, dopo aver contrattato prezzi speciali con Trenitalia (dieci euro da Milano) per arrivare nella città dove s'avanzano in Parlamento il ddl Cirinnà, il ddl Scalfarotto, il ddl Fedeli. E cioè unioni civili tra persone dello stesso sesso equiparate al matrimonio, in alcuni casi con possibilità di adozione del figlio del partner. E poi lo spettro di sanzioni (in alcuni Paesi si è già arrivati al carcere) per chi crede e dichiara che la famiglia è fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e che i bambini hanno bisogno di un padre e una madre. E ancora insegnamento obbligatorio nelle scuole dell'ideologia gender (in sintesi: il sesso, essere maschio o femmina, non è un dato di natura, ma una scelta della persona tra infinite variabili più o meno variegate).

Non è una manifestazione contro, ripetono allo sfinimento Manif pour tous , Sentinelle in piedi, Pro Vita, Scienza e Vita, Difendiamo i nostri figli, Sì alla famiglia e le altre sigle, incluso qualche movimento ecclesiale. Dicono gli slogan: «Sì alla famiglia, sì al matrimonio tra l'uomo e la donna, sì al diritto di ogni bambino di avere un padre e una madre, sì all'educazione come diritto naturale dei genitori». E sono soprattutto loro, mamme e nonne, a tempestare di messaggi amici, parenti e conoscenti, perché vadano a Roma domani alle 15 e 30. Sono loro a spingere su mariti che in qualche caso preferirebbero riposo, o mare, o magari vederla in tv, la manifestazione. Alla fine anche i papà meno movimentisti si sono mobilitati in massa.

«Farsi vedere non è una provocazione, è desiderio di dire: per me la famiglia è questo - racconta Angela S., 44 anni, avvocato - Il problema sono queste leggi e il lavaggio del cervello che fanno ai bambini, cercando di cancellarne l'identità.

È una cosa gravissima: li tocchi nell'ingenuità e nella purezza. È una lotta di civiltà, a tutela del bambino e della libertà di crescere sani, non manipolati». Con il marito, professionista come lei, sarà a Roma domani. Un esempio tra un milione.

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