Per una volta l'Europa sembra svegliarsi in tempo. Con un tempismo insolito per l'indolente euro burocrazia l'Alto Rappresentante per gli affari esteri Ue Josep Borrel annuncia per oggi una riunione straordinaria in videoconferenza dei ministri degli esteri Ue dedicata alla tragedia dell'Afghanistan. Del resto non poteva, e non doveva, essere diversamente. Anche perchè la «debacle» americana in Afghanistan rischia di trasformarsi in un disastro umanitario per il Vecchio Continente. Le drammatiche immagini dell'aeroporto di Kabul, assediato da migliaia di disperati alla ricerca di una via di fuga, rischiano di essere soltanto il prologo di un dramma pronto, entro poche settimane, a replicarsi alle porte dei nostri confini orientali e a quelli di Austria e Germania. A metterlo in scena ci penseranno le centinaia di migliaia di rifugiati afghani pronti, già oggi, ad attraversare Iran e Turchia per risalire lungo la rotta balcanica. Rifugiati che Armin Laschet, il candidato alla successione di Angela Merkel chiamato a guidare la coalizione Cdu-Csu nelle elezioni per il rinnovo del parlamento tedesco, vorrebbe respingere o rimpatriare. «Io credo che non dovremmo diffondere il segnale che la Germania possa accogliere tutti coloro che sono in difficoltà» - ha detto il governatore del Nord Reno Vestfalia. In verità sarà ben difficile respingere quei migranti trattandoli da semplici «irregolari». E non solo perchè fuggono dall'odio e dall'intolleranza talebana, ma anche, e soprattutto, perchè li abbiamo abbandonati dopo aver promesso loro, per vent'anni, democrazia e rispetto dei diritti umani. Per riscattarsi da quella vergogna l'Europa è dunque chiamata a mettere a punto un piano di accoglienza diverso dall'arido egoismo pre-elettorale di Laschet. Un egoismo a cui si contrappone paradossalmente la generosità della piccola Albania che, memore anche dell'esodo verso le coste italiane, 30 anni fa, di tanti suoi abitanti - promette per bocca del suo ministro agli esteri signora Olta Xhacka di accogliere e ospitare centinaia di rifugiati. Ma, è chiaro, la generosità della piccola Albania da sola non basta. A quella deve aggiungersi la capacità della Ue di trattare con tutti i paesi allineati lungo la rotta della disperazione afghana dall'Iran, alla Turchia, fino alla Grecia e ai paesi della ex Jugoslavia. Una trattativa indispensabile per distribuire l'accoglienza e garantire attraverso programmi di finanziamento la costruzione di centri di accoglienza capaci di diluire lo spostamento in massa di centinaia di migliaia di afghani. Una trattativa anticipata in qualche modo da Angela Merkel che ieri ha parlato della «necessità di lavorare a stretto contatto con la Turchia». Ma è ovvio che nella loro riunione i ministri degli Esteri Ue dovranno guardare non solo alla Turchia, ma anche agli altri paesi attraversati da quella rotta della disperazione. Solo così l'Europa potrà farsi carico di un numero accettabile di rifugiati afghani da suddividere tra i 27 paesi membri. Rifugiati che - a differenza di quelli ben pasciuti e muscolosi scaricati sulle nostre coste dalle navi delle Ong - non potranno venir trattati da irregolari.
A imporre l'accoglienza e il diritto all'asilo degli afghani sono infatti quelle clausole della convenzione di Ginevra che tutelano chi fugge dalle persecuzioni. Diritti ricordati anche dal presidente dell'Onu Antonio Guterres che aprendo la riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza ha invitato tutti i paesi ad accogliere i profughi afghani ed evitare i rimpatri.
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