La nuova era gialloverde scatena l'ironia del web tra dilettanti e miracolati

C'è Di Maio che trova «Lavoro» e il prof Conte che aggiorna il suo cv. Gli sfottò sono virali...

La nuova era gialloverde scatena l'ironia del web tra dilettanti e miracolati

Se la situazione non fosse comica (o tragicomica) ci sarebbe da piangere. Meno male che ci sono i «meme» a farci fare due risate, ovvero il fenomeno diffuso negli ultimi anni sul web cioè modificare con delle didascalie parodistiche le foto originali. Queste immagini sono molto comuni su Facebook e Instagram. E c'è chi ne ha fatto una professione, come Federico Palmaroli, il creatore della pagina «Le più belle frasi di Osho» che raccoglie oltre 700mila fan. E con questi politici c'è un gran bel da fare.

I «meme» sui drammi del nostro malandato Paese, in questa difficile fase politica, hanno cominciato ad inondare la rete già 88 giorni fa, dal giorno dopo le elezioni del 4 marzo. Scorrendoli ripercorriamo, in una photo gallery satirica, il grottesco percorso che ci ha portato fino al governicchio di ieri. Si comincia con Laura Boldrini, «Bella ciao». E lei che dice a Pietro Grasso: «Io prima de lascià la Camera l'accappatoi mii frego».

Mattarella che guarda Renzi e gli fa: «Io sto giro nii posso fà fòri i 5 stelle». E lui: «Mazza oh, pe 'na vorta che te chiedo 'na cosa». Agnese Renzi con le mani giunte prega accanto al marito: «Tu pensa se je riusciva pure de fà abolì er Senato». E ancora Renzi voglioso di risorgere che guardando una foto di Gesù gli chiede: «Eddai, dimme com'hai fatto».

Poi c'è Forza Italia che corteggia il Pd e Silvio Berlusconi che bisbiglia a Matteo Orfini: «Se fate il governo con noi te faccio condurre Verissimo». Allettante. Il 17 marzo un «meme» profetico. Berlusconi dice a Matteo Salvini: «C'ho avuto paura che me volevi tradì coi 5 stelle». «Ma che vai a pensà gnoccolò... Di Maio è solo n'amico», risponde lui.

Consultazioni. Il 4 aprile Di Maio al telefono con Salvini. «Che glie portate voi ar presidente?». E Salvini indeciso: «Noi me sa' 'na pianta». Di Maio prova a sotterrare l'ascia di guerra col Pd rivolgendosi a Roberto Giachetti: «Guarda che era Di Battista che diceva tutte quee cose brutte su de voi». E Luigino poi bisbiglia al telefono: «Sbrigati, cancella tutti i tweet contro er Pd». Roberto Fico, sempre a piedi, si lamenta: «Artri du giri de consultazioni e me vengono 'e vene varicose». E si lagna pure Mattarella: «Guarda come m'avete ridotto sto divano». Si va verso la rottura con Di Maio, che ha un blog al posto del cuore, e Berlusconi consola Salvini: «'N posso vedè così...sai quanti ne trovi mejo de quello?».

Mattarella va nel pallone e non sa risolvere questa crisi per cui fa un giro in libreria: «Che per caso avete Creare un governo in 10 piccoli passi?». E il commesso: «Me sa che je lo devo ordinà». La fuga del presidente della Repubblica che dall'aereo saluta: «Me faccio vivo io». Ma poi torna e vede Di Maio: «Faccio 'n tempo a pjà n'incarico ar volo?». «Veloce che stavo a chiude». C'è il contratto e Mattarella è preoccupato: «So già passate 15 ore a che punto state?». E Salvini rassicura: «Stamo a copià in bella».

Sono i giorni concitati degli incontri tra Salvini e Di Maio a Milano: «Imparamose bene l'Europa che quella Mattarella la chiede sempre». E ancora: «'N me riesce a entrà 'n testa il reddito de cittadinanza». E Di Maio rincuora il collega: «Mo te sembra...poi quanno stai lì vedrai che te ricordi tutto». «Altro giro al Quirinale e Mattarella incalza Di Maio: «Forza, fori sto nome». E lui: «Ehm...il fatto è che mi nonna s'è rotta er femore e so dovuto scenne ar paese». E Fico se la ride col capo dello Stato: «Era mejo annà a guardà i cantieri eh?». Paolo Gentiloni fa gli scatoloni e Mattarella si raccomanda con Valeria Fedeli: «Mò che c'hai tempo piatelo stò diploma».

Poi finalmente arriva Giuseppe Conte (in taxi), ma al primo giro fa cilecca per colpa di Paolo Savona che brontola: «Cioè, tutto sto casino solo perché 'na vorta ho detto che co l'euro è tutto raddoppiato?».

Tocca a Carlo Cottarelli che dura quanto un gatto in tangenziale e mormora con lo zaino ancora in spalla: «Sti purciari manco 'a chiamata m'hanno pagato». Ritorna Conte che gongola: «Nel cv ci metto 2 volte premier». Si fa il governo e finalmente «Di Maio trova il suo primo lavoro come ministro del Lavoro». A tempo determinato però.

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