L'azione di Stellantis e le conseguenti future ricadute economiche e occupazionali su Italia e Francia, avranno un ruolo fondamentale nel ritrovato asse politico tra Parigi e Roma. Il recente incontro all'Eliseo tra i capi di Stato, Emmanuel Macron e Sergio Mattarella, ha rinsaldato i rapporti tra i due Paesi, pronti a proporsi come punto di riferimento forte nell'Ue. E Stellantis, gruppo nato il 16 gennaio scorso dall'unione di Fca con Psa, rappresenta la più importante espressione industriale e finanziaria lungo l'asse Roma-Parigi. In questo intreccio di rapporti politici, con il premier Mario Draghi sponsor del dialogo costruttivo in corso, Carlos Tavares, ad di Stellantis, ha un ruolo molto delicato: dalle sue decisioni, concordate con il presidente e azionista John Elkann, dipenderà molto lo sviluppo dell'asse.
Tavares, per quanto riguarda l'Italia, ha già fornito ampie rassicurazioni a governo e sindacati sul tema occupazione (non saranno chiusi impianti) e lo stesso vale per gli investimenti nel sistema produttivo decisi dall'ex Fca e ormai in via di completamento.
La costituzione da parte del ministro allo Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, di uno specifico «Tavolo Stellantis», ha dato un importante segnale dell'attenzione del governo sulle scelte di un gruppo che, non dimentichiamo, vede lo Stato francese tra i suoi azionisti.
Ma ci sono ancora nodi da sciogliere, come quello dell'efficienza. L'ad di Stellantis ha infatti posto il problema dei costi elevati del polo italiano, nel suo complesso, rispetto a quello francese. Nel mirino è l'efficienza della catena di approvvigionamento, dai fornitori alle fabbriche, che dev'essere allineata. Da qui i timori dei sindacati. Il problema riguarda anche gli altri Paesi e, secondo un osservatore, è anche da interpretare con la volontà di stimolare la competitività tra le realtà interessate con l'obiettivo di fare sempre meglio al minor costo.
Da qui a fine anno, intanto, quando Taveres svelerà il suo piano strategico, potrebbero via via essere fornite novità sui singoli impianti, come è successo per Melfi (4 modelli elettrici nel 2024), ma anche per altri Paesi. C'è poi il tema su dove realizzare la terza Gigafactory del gruppo, tra gli argomenti dell'Electrification day di oggi. Dopo Francia e Germania, che hanno ricevuto l'ok, è l'Italia a candidarsi a ospitare la nuova mega-fabbrica di batterie. Il pressing del governo e fortissimo. «Da mesi - afferma il ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani - ne parliamo con l'Europa e con Stellantis.
Dobbiamo potenziare la nostra capacità di autonomia tecnologica, non solo per le batterie, ma per tutto quello che serve a mettere in pratica la transizione». E a insistere, affinché la scelta del luogo cada su Torino, è l'intero sistema politico e industriale piemontese con una lettera al governo.
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