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La nuova vita del sussidio. "Più sostegno per i fragili"

Il governo conferma i tagli per chi può lavorare ma annuncia misure più efficaci dopo l'intervento

La nuova vita del sussidio. "Più sostegno per i fragili"

Le parole del ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida sul reddito di cittadinanza seguono le dichiarazioni della stessa premier Giorgia Meloni di due giorni fa: «La nostra scelta di abolire il reddito di cittadinanza per chi vuole e può lavorare sta dando i suoi frutti: molte persone che pensavano di poter contare sul fatto che lo Stato avrebbe passato loro il Reddito, oggi stanno lavorando. Cresceranno molto di più di quanto sarebbero cresciuti se fossero rimasti ad aspettare che lo Stato elargisse loro il reddito di cittadinanza», ha detto la premier. Il governo rivendica la stretta al sussidio che da quest'anno - con ogni probabilità da settembre - cambierà e si chiamerà Mia, misura di inclusione attiva. Infatti con la legge di bilancio Palazzo Chigi ha deciso che dal 1 gennaio al 31 dicembre 2023 il numero di mensilità erogabili ai percettori del sussidio cosiddetti «occupabili» scendono a sette. Una tagliola che non si applica ai nuclei al cui interno vi sono disabili, minorenni, o persone con almeno 60 anni. Il decreto con la riforma del reddito è atteso in Consiglio dei ministri per mano del ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone: «La nuova versione del reddito di cittadinanza - ha assicurato - si rafforzerà soprattutto come sostegno per i nuclei famigliari fragili. Noi manterremo il sostegno così come lo conosciamo fino al 31 dicembre, per poi evolvere in una nuova misura che dal nostro punto di vista sarà ancora più efficace nell'azione di sostegno e nell'accompagnamento delle fragilità». Per la categoria di persone che non rientreranno nei fragili, Calderone spiega: «Per questa seconda platea di soggetti, sono previsti sette mesi di mensilità nel 2023, poi il nostro obiettivo è quello di rendere più efficace l'incontro tra domanda e offerta di lavoro».

Si ragiona dunque su un sistema che mantenga l'assegno per le famiglie nelle quali ci sono disabili, minori e anziani, ma lo riduca per poi toglierlo a quelle dove non ci sono soggetti fragili. Il problema resta l'occupazione di tutti coloro che smetteranno di prenderlo. Con il Mia si risparmierà oltre 2,5 miliardi l'anno, stima Susini Group, studio di Firenze per la consulenza del lavoro, ma «saranno a rischio di percezione del sostegno oltre il 23% degli attuali beneficiari del Reddito di cittadinanza». Per gli occupabili - che sono stimati in 300 mila nuclei mono-familiari e più 100mila nuclei con più membri - che ora beneficiano del Reddito potranno presentare la domanda per la Mia che però, stando alle bozze circolate, avrà una durata inferiore e un assegno base ridotto a 375 euro. Per gli occupabili non dovrebbe durare più di un anno. Il nuovo sussidio non si potrà più chiedere e rinnovare a ripetizione: per le famiglie senza occupabili dalla seconda domanda in poi la durata massima si dovrebbe ridurre a 12 mesi. Il tetto Isee per averne diritto dovrebbe scendere dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro. Un taglio di oltre 2 mila euro che restringerebbe ulteriormente la platea. Sulle politiche attive del lavoro, l'anello debole dell'attuale sistema che non riesce a collegare domanda e offerta, si prevede che anche i minorenni debbano essere coinvolti. Da 16 anni scatterà l'obbligo di partecipazione attiva, formazione e lavoro se non impegnati in un percorso di studi. Pare certa anche la modifica del requisito della residenza in Italia, che dovrebbe scendere da 10 a 5 anni, per non incorrere in rilievi costituzionali. Questa correzione potrebbe far aumentare invece la platea dei beneficiari. Intanto le famiglie percettrici del sussidio sono in calo.

Secondo i dati diffusi dall'Inps e relativi a dicembre 2022, sono diminuite di 200mila nuclei rispetto all'anno precedente.

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