Nuovo fascicolo in Procura: disastro doloso

L'ipotesi degli inquirenti di Avellino: strutture insicure e manutenzione carente

Nuovo fascicolo in Procura: disastro doloso

Per la Procura di Avellino il caso non è chiuso. E, secondo quanto anticipato dal corriere.it, avrebbe già aperto un nuovo filone d'inchiesta. Il reato ipotizzato è disastro doloso e riguarda l'ipotesi che «i lavori di manutenzione effettuati sui vari viadotti autostradali campani non siano tali da rendere sicura l'infrastruttura».

L'inchiesta è conoscitiva e al momento non ci sono iscritti nel registro degli indagati. Gli inquirenti hanno però già sentito alcune funzionari del ministero dei Trasporti e affidato varie consulenze. L'indagine nasce da alcune dichiarazioni fatte da un perito nel corso del processo per il disastro di Acqualonga. Anche per questo secondo filone di inchiesta ul banco degli imputati dovrebbero finire i vertici di Autostrada per l'Italia, funzionari che - secondo l'accusa - non avrebbero vigilato sufficientemente sulla sostituzioni dei guardrail nei tratti più a rischio e sulla loro successiva efficacia in termini di sicurezza in caso di incidenti.

Il processo che infatti si è appena concluso (tra le polemiche) sul dramma di Acqualonga ha accertato che il bus precipitato dal viadotto dell'A16 Napoli-Canosa non era stato «frenato sufficientemente dalle barriere di protezione» che le perizie successive hanno verificato essere «assolutamente inadeguate in caso di impatto violenta di un mezzo fuori controllo».

Nel giorno della tragedia (il 28 luglio 2013) i passeggeri tornavano da un viaggio tra Telese Terme (Benevento) e i luoghi di Padre Pio. Abitavano quasi tutti a Pozzuoli. Imboccato un tratto in discesa, i freni dell'automezzo avevano smesso di funzionare in seguito alla perdita lungo il tragitto di un giunto cardanico. Il bus aveva proseguito sbandando per alcuni chilometri e tamponando altre auto. In un disperato tentativo di frenare la corsa, l'autista si era accostato alla barriera laterale dell'autostrada ma una volta imboccato il viadotto «Acqualonga» nel territorio di Monteforte Irpino (Avellino) le barriera aveva ceduto facendo precipitare nel vuoto il mezzo e i suoi occupanti.

Particolarmente polemico con Autostrade si mostra il vicepremier Di Maio che rilancia la sua idea di «togliere la concessione ad Autostrade». Nonostante la serie di negligenze accertate in capo ai proprietari del bus precipitato, per Di Maio i responsabili del disastro restano i vertici di Autostrade. Concetto ribadito in un post su Facebook in cui rilancia l'intenzione di togliere alla società le concessioni autostradali.

E nonostante gli otto condannati, per Di Maio le proteste in aula sono le grida «di chi si sente dire dallo Stato che non esiste un colpevole per la morte di suo figlio, sua figlia, sua mamma, suo papà, suo fratello, sua sorella».

In primo grado, per arrivare a sentenza, ci sono volute 54 udienze spalmate in circa cinque anni, 40 testimonianze e 4 ponderose perizie.

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