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"Di nuovo in giacca". La testarda onestà di chi trae la forza dalle sue debolezze

Il nuovo rilancio del leader che si è dato anima e corpo alla politica. Hanno provato a eliminarlo per via giudiziaria ma si è sempre rialzato L'umanità di fronte all'attentatore in Duomo.

"Di nuovo in giacca". La testarda onestà di chi trae la forza dalle sue debolezze

Altro che politica espressa dal territorio: ecce homo, ecce leader, ecco tornato l'uomo che si è dato anima e corpo alla politica avendo in testa un sogno che più volte gli italiani hanno trasformato in realtà accordandogli il loro consenso nelle urne. Nel vecchio mondo era la sinistra a sognare utopie, finché cominciò a fingere di sognare. Tutti coloro che ieri lo hanno visto, comunque la pensino, si sono trovati di fronte a un essere umano nudo nel senso di essenziale, spoglio di ogni retorica, convalescente ma con una volontà di ferro: «Che ci faccio io qui?», ha chiesto alla sua compagna, in ospedale per un corpo bravamente resistente ma che richiede attenzioni e riparazioni.

Tutti coloro che hanno brutalmente odiato Berlusconi o lo hanno perseguitato con una metodicità degna sia della santa inquisizione che del Kgb dovrebbero ammettere che tutto il loro veleno era stato usato per rabbiosa reazione contro un creatore politico fuori dagli schemi della banalità sacra ed accettata. Nell'Italia della finzione dell'ipocrisia si era convenuto che non dovessero esistere leader: persone che precedono e non follower che seguono. Era stato convenuto che non dovessero esistere uomini che guidano perché hanno in mente un percorso e in questo limite la Costituzione impone questo pregiudizio e che non si debba neppure concedere il titolo di primo ministro a chi guida il governo e lo si debba chiamare presidente del Consiglio dei ministri, un inter pares che non può nemmeno nominare o far decadere i suoi ministri. La nostra è una Repubblica molto più presidenziale di quel che si dà a bere e il primo ministro Berlusconi ha dovuto rendersi conto che è dal Quirinale che si comanda.

Il Silvio Berlusconi che abbiamo visto ieri è il campione di questa eresia: aver imposto, per necessaria difesa democratica, se stesso come leader folgorante che crea un partito e lancia la sua sfida collegando Nord e Sud e offrendo rifugio agli orfani dei grandi partiti che avevano fatto grande questa Repubblica. E capovolge previsioni e piani poco innocenti. Era stato stabilito che alla fine della Guerra fredda il Partito comunista che in fretta e furia aveva cambiato nome, indirizzo e ragione sociale, potesse conquistare in un sol colpo l'Italia intera. Il Pds non era il Pd di oggi. Era ancora quel partito che ha mantenuto legami e finanziamenti con l'Unione Sovietica da cui è stato sempre condizionato. Berlusconi insorse contro questo piano, scese in campo e vinse tutto. Poi perse tutto in un attimo per un gioco di prestigio perverso di avvisi di garanzia e ribaltoni. E quando tornò fu gettato in un tunnel di mitragliamenti giudiziari che ebbero il loro culmine dall'espulsione dal Senato dalla politica con l'uso retroattivo di una legge.

Da allora quest'uomo ha avuto la tenacia di riorganizzare le fila di un partito traumatizzato ma vivo e si è giocato la salute in questa resistenza. Dei suoi malanni il più violento fu quello procuratogli dalla Madonnina di ferro che un suo odiatore gli tirò in faccia rompendogli il naso. Prima che fosse soccorso e che l'aggressore fosse fermato, il Paese ha visto quest'uomo sanguinante parlare con il suo aggressore in modo severo e calmo, chiedendogli semplicemente perché lo avesse colpito. E quell'altro sì paralizzò di fronte a questa domanda essi scusò.

Sulla rete si scatenò un'ira barbarica contro chi, pur considerandosi antiberlusconiano, aveva apprezzato la dignità e la pietà che l'aggredito sanguinante aveva avuto per l'aggressore. Fu un episodio non minimo perché fisicamente segnò questo leader a cui sono state gli imputate tutte le espressioni umane legate al piacere della vita, a quel modo di fare che in maniera iconica, come in un film sulla borghesia italiana, aveva fatto di Berlusconi un oggetto della nuova caccia alle streghe. La sinistra italiana ha imparato ad essere maccartista. Con le parole dedicate alla sua famiglia, alla sua casa e a coloro che lo hanno seguito sono ancora con lui, ha suscitato un moto emotivo che va al di là della politica perché è fatto di riconoscimento e di riconciliazione, rispetto e rammarico per la furia e accecata di un passato che finalmente è passato.

Ha fatto molta impressione che un uomo come Michele Santoro, un nemico politico e storico del presidente Berlusconi, lo abbia riconosciuto come uno tra i più grandi leader di questo paese. Ma, ancora una volta: del Berlusconi in continua ripresa colpiscono sia la tenacia nel resistere che la testarda onestà nel rilanciare idee già più volte approvate dalla maggioranza degli italiani. La composta performance di ieri ha mostrato ciò che questo leader ispira come essere umano, malato ma vitale, un uomo che si è mostrato come lui ha detto, in giacca e camicia, cioè quasi nudo nell'espressione, il decoro, l'orgoglio, di chi indossa le ferite come decorazioni senza ostentarle.

E che crede in quel che dice pensa, forte della sua debolezza fisica mentre annuncia una nuova semina liberale di cui ha sempre più bisogno questo paese sbalordito e confuso.

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