Coronavirus

Obbligo pure sul posto di lavoro. La spinta Big tech, la Cgil frena

Il green pass in ufficio e in fabbrica fa discutere

Obbligo pure sul posto di lavoro. La spinta Big tech, la Cgil frena

A scuola, d'accordo. Ma di obbligo vaccinale (o di uso stringente del green pass) si sta iniziando a parlare in tutti i luoghi di lavoro. Per quelli delle attività a diretto contatto con il pubblico (trasporti, negozi, ristoranti, bar, pubblici esercizi) il governo sta pensando addirittura a misure ad hoc da inserire nei prossimi decreti per regolamentare la ripresa dell'attività dopo la pausa estiva. Il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha messo sul piatto il tema per gli statali. E aAlcune realtà hanno già iniziato in autonomia a richiedere il «certificato verde» per lavorare in presenza (l'esempio è Sterilgarda, società del settore alimentare da 310 dipendenti). Ma l'idea lanciata da Confindustria nelle scorse settimane non ha trovato troppi consensi tra gli industriali. Ancor meno tra i sindacati.

«Abbiamo considerato una forzatura inaccettabile l'obbligo di vaccinazione proposta da Confindustria perché non è un'azienda che può decidere chi viene licenziato o demansionato se non si vaccina - ribadisce il segretario della Cgil, Maurizio Landini - Nel nostro Paese se si pensa all'obbligo la legge parla chiaro, serve un provvedimento del governo».

Anche negli Stati Uniti il dibattito è aperto. Joe Biden pensa alla vaccinazione obbligatoria per tutti i milioni di dipendenti federali. Nel settore privato si muovono per prime le big tech, ma non c'è accordo. Facebook, Google e Netflix sì, Microsoft e Amazon no. Alcuni tra i colossi della Silicon Valley hanno comunicato ai propri dipendenti l'obbligo di essere vaccinati, in vista del ritorno in ufficio a pieno regime dopo un anno e mezzo di lockdown, altri hanno dato libertà di scelta. Mercoledì Facebook, Google-Alphabet e Netflix hanno ufficializzato la loro scelta a favore dell'obbligo di vaccino, dopo che già a giugno compagnie come Adobe, VMware, Twilio e Asana avevano chiesto al personale di sottoporsi alla terapia di immunizzazione. Per tutte le aziende il protocollo più rigido si applicherà, al momento, solo alle sedi americane.

Facebook ha fissato anche due date per la ripresa delle attività: si prevede per settembre il ritorno in ufficio al 50% della capienza, che dovrà salire al 100% entro ottobre. In un post il ceo di Google, Sundar Pichai, ha spiegato che l'obbligo di vaccino si applicherà agli uffici americani ma non esclude che possa estendersi ad altri Paesi. «Vaccinarsi - ha scritto - è uno dei modi più importanti per mettere al sicuro tutti noi e le nostre comunità». Per Netflix l'obbligo di vaccino riguarderà solo le produzioni americane sul set. Amazon, i cui uffici e stabilimenti sono già aperti, non ha richiesto il vaccino, ma ha autorizzato gli impiegati a lavorare da casa due giorni alla settimana. Nessun obbligo per Microsoft e Uber.

Twitter ha scelto una linea di mezzo: chi tornerà in ufficio dovrà mostrare la prova di essere vaccinato ma, se è contrario, potrà continuare a lavorare in remoto.

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