
Una delle basi Usa più vicine è all'aeroporto di Erbil, con a fianco il contingente italiano nel Nord dell'Iraq. E ben 19 sono disseminate in Medioriente. Bersagli possibili sono le sedi diplomatiche, le navi delle flotte Usa dispiegate dal Mar Rosso al Golfo Persico e lo stretto di Hormuz, via giugulare di un terzo del petrolio mondiale.
Tutti obiettivi possibili della rappresaglia iraniana invocata con le urla "vendetta, vendetta" a Teheran, dai fan del regime degli ayotallah e dai Pasdaran: "Le basi (Usa) in Medioriente verranno ridotte in cenere". Gli americani hanno 40mila uomini in Medioriente in 19 basi ed otto sono permanenti in Bahrein, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Gli obiettivi più a rischio sono in Iraq, che confina con l'Iran, dove la brigata al Quds dei Pasdaran ha armato e finanziato da anni milizie sciite in parte integrate nelle forze armate irachene. La Kataib Hezbollah è la più aggressiva ed uno dei suoi comandanti Abu Ali al-Askari, ha dichiarato che le basi Usa "diventeranno terreni di caccia alle anatre". Un'altra milizia è il gruppo Nujaba che ha già condotto 90 attacchi contro personale americano in Iraq.
Nella base aerea Al Asad è insediata la task force Leone che assiste le forze irachene. A Balad c'è un numero non specificato di americani in appoggio alle forze aeree locali. Soldati Usa presidiano anche la zona verde a Baghdad e un'area accanto all'aeroporto dove opera il Dipartimento di Stato. Dalla capitale sono stati evacuati 40 carabinieri della missione di addestramento italiana arrivati ieri in Italia. La base americana più vicina all'Iran è all'aeroporto di Erbil, già colpita in passato, ma ben difesa da sistemi anti missile Patriot e anti drone Coyote. A fianco ci sono 700 militari italiani della missione Prima Parthica.
Il Qatar ospita il quartiere generale avanzato del Comando centrale Usa. In Bahrein ormeggia la Quinta flotta e negli Emirati arabi la base aerea di Al Dhafra ospita quasi 4mila soldati Usa. Nel Kuwait c'è Camp Patriot ed in Arabia Saudita la grande base Principe Sultan con 3mila uomini, squadroni di caccia e bombardieri strategici B-1. Gli americani sono presenti anche in Giordania.
Oltre agli obiettivi terrestri i Pasdaran, che hanno temibili missili anti nave, potrebbero cercare di colpire le flotte. La portaerei Nimitz, con la sua squadra navale, sta arrivando dall'Oceano indiano. La Carl Wilson è nell'area da marzo. Anche l'incrociatore lanciamissili Uss Thomas Hudner è stato richiamato dal Mediterraneo. Dozzine di navi, ma colpirne una, come vogliono fare gli Houthi, i giannizzeri degli ayatollah nello Yemen, scatenerebbe una reazione senza precedenti.
"Dobbiamo lanciare missili contro la flotta americana in Bahrein e chiudere lo Stretto di Hormuz alle navi americane, britanniche, tedesche e francesi. Uccideteli ovunque li troviate" scriveva ieri mattina su Telegram il quotidiano Kayhan vicino ai Guardiani della rivoluzione. Poche ore dopo il Parlamento iraniano ha votato una mozione per bloccare lo stretto. Solo annunciarlo può fare alzare il prezzo del petrolio, ma attuarlo con le mine o affondando un paio di navi sarebbe un boomerang pure per l'Iran che via Hormuz esporta petrolio verso la Cina.
L'arma più insidiosa è quella del terrorismo: Hezbollah potrebbe ricorrere ad attentati contro l'ambasciata o interessi americani a Beirut, come fece in passato. Oppure coordinarsi con i lanci di missili iraniani e colpire in contemporanea Israele da Nord.
Sabato scorso è stato arrestato a Cipro un azero vicino ai Pasdaran, che stava preparando "un attentato immediato". Cellule dormienti possono venire attivate negli Stati Uniti ed in Europa compresa l'Italia, dove è stata innalzata l'allerta sugli obiettivi sensibili a stelle e strisce.