Il risultato «sarà un Museo nazionale della Resistenza: una cosa di cui il Paese ha assoluto bisogno». Assoluto bisogno, questa almeno la convinzione del redivivo ministro della Cultura Dario Franceschini che tra una reminiscenza del nonno partigiano e una citazione di Liliana Segre ha ieri annunciato uno stanziamento di 17,5 milioni di euro per celebrare l'epopea dei resistenti. E lo ha fatto sulla nuova barricata della sinistra, la Milano del sindaco Sala insieme al quale ha portato ieri il lieto evento, con tanto di messaggio del presidente Sergio Mattarella a sottolineare come «la memoria di chi ha combattuto per restituire all'Italia la libertà va conservata e trasmessa, non per riprodurre divisioni, ma per consolidare e diffondere, specialmente tra le giovani generazioni, la consapevolezza del valore inestimabile di democrazia e libertà». Raccomandazione, a non riprodurre divisioni, difficile da realizzare quando di una guerra civile si celebra una parte (classicamente quella dei vincitori) e si vorrebbe seppellire l'altra con minacce di galera per chiunque si permetta anche semplicemente di ricordare il sangue dei vinti. Come se gli americani fossero ancora lì a dividersi tra nordisti e sudisti o gli spagnoli tra franchisti e repubblicani. Ma noi siamo italiani e siamo capaci perfino di intrecciare il Museo della Resistenza a una fondazione che porta orgogliosamente il nome di Feltrinelli, uno che è morto volendo far saltare in aria un traliccio per abbattere lo Stato borghese e sostituirlo con quello comunista totalitario.
Ma tant'è. Perché ci pensano i fatti a restituire un po' di luce laddove l'ideologia cerca di prevaricare la verità. E quindi proprio ieri la Procura di Milano ha chiesto l'imputazione di un gruppo di antisemiti per «odio razziale» nelle violenze con cui hanno violato una manifestazione sacra come quella del 25 aprile. Energumeni razzisti che hanno cercato di aggredire un gruppo di persone solo perché di origine ebraica. Un reato giustamente gravissimo e per il quale i politici della sinistra invocano pene durissime e caccia ai responsabili. Che, finalmente, secondo il capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili e il pm Leonardo Lesti hanno nomi, cognomi e soprattutto colore.
Non nero, come forse vorrebbero molti, ma il rosso della sinistra che gli antisemiti dovrebbe cominciare a cercarli casa sua, invece che in quelle degli altri. Smettendo di chiudere gli occhi di fronte ai violenti antisemiti che si cova in grembo. Da molto tempo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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