Candidatura a tre, Cortina, Milano e Torino, addirittura quattro le Regioni coinvolte (entra anche la trentina Predazzo che ha già l'impianto per il trampolino), costi ridotti (appena 376 milioni di euro, meno dei singoli studi di fattibilità con Torino che arrivava addirittura a 648) con la maggior parte degli impianti già di fatto esistenti e distanze massime di 400 chilometri da una città all'altra. Il Consiglio nazionale del Coni ha dato l'ok all'unanimità alla corsa italiana ai Giochi 2026, una corsa mai vista nella storia delle rassegne a cinque cerchi ma già benedetta dal Cio, oltre che dal governo. Con buona pace del sindaco meneghino Sala e di quello torinese Appendino che nel giorno del varo del progetto olimpico mostrano qualche mal di pancia. «Le ragioni della politica stanno prevalendo su quelle sportive e territoriali, per spirito di servizio al Paese Milano conferma la sua disponibilità solo come venue di gare o eventi in quanto, stante le attuali condizioni, non ritiene praticabile una sua partecipazione alla governance del 2026», così Sala. Che in un tweet rilancia: «Il chiarissimo dossier è stato approvato dal Coni senza che Milano, e presumo le altre città, l'avessero a disposizione». Ma anche la sindaca di Torino ha espresso forti perplessità sul masterplan del Coni «le cui logiche sono in parte incomprensibili».
Al Coni non sono preoccupati, tanto che il presidente Malagò ha spiegato: «Il dossier è estremamente chiaro, il masterplan prevede tutte le sedi. Nessun compromesso, solo un atto di coraggio che unisce il paese. La governance? Se ne parlerà solo se avremo i Giochi, per ora siamo solo in gara». E la gara parte con la proposta italiana, preparata nei dettagli dalla commissione di valutazione del Coni dei tre studi di fattibilità presieduta da Carlo Mornati. Guardando all'abbattimento dei costi, all'alto profilo tecnico e alle sinergie fra i territori. Oltre alla promozione dell'arco alpino italiano.
Villaggi olimpici a Milano, Bormio e Cortina, perché gli atleti vogliono stare vicini al luogo di gara, ma anche tre Medal Plaza nelle varie città (tra cui quella suggestiva di Piazza Duomo con la Madonnina sullo sfondo). A Milano, dove si terrà la cerimonia di apertura - San Siro può garantire 80mila posti e un incasso di diversi milioni di euro - e che ospiterà anche hockey femminile e forse la finale di quello maschile, imprenditori privati costruiranno comunque un nuovo Palasport da 15mila posti dove si terranno il pattinaggio di figura e short track. Torino ha l'Oval e il Palalpitour per pattinaggio di velocità e hockey, niente bob a Cesana o Saint Moritz ma in Val di Fiemme. Sestriere e Cortina ospiteranno lo sci alpino (quest'ultima ha già ricevuto i finanziamenti per i Mondiali 2021), a Bormio le altre discipline della neve.
Il primo passaggio sarà la visita della delegazione del Cio fra il 6 e il 10 agosto per la visione del progetto, poi a settembre verrà preparato il dossier Italia (il nome della candidatura verrà deciso con il numero uno del Cio Bach) che a ottobre sarà visionato dal Comitato olimpico internazionale durante la sessione di
Buenos Aires. Intanto la prossima settimana il sottosegretario con delega allo Sport Giorgetti incontrerà i sindaci delle tre città e dovrà fare i conti con le perplessità manifestate ieri. Ma la sfida è di fatto iniziata.
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