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Oltre 100mila firme per i referendum sulla giustizia. In campo la Meloni

Oltre centomila italiani, nei primi tre giorni di gazebo, hanno firmato per i sei referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali

Oltre 100mila firme per i referendum sulla giustizia. In campo la Meloni

Oltre centomila italiani, nei primi tre giorni di gazebo, hanno firmato per i sei referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali. I moduli per le adesioni sono già finiti in Friuli Venezia Giulia, Umbria, Puglia e a Milano. Un risultato inaspettato, che dà la misura di quanto la gente abbia voglia di una magistratura non politicizzata e di giudizi finalmente equi. E da ieri sera anche Fdi scende in campo: «Raccoglieremo le firme per i referendum», annuncia la leader Giorgia Meloni. «Faranno eccezione, nei nostri gazebo, due quesiti per i quali non ci uniremo alla raccolta firme: - aggiunge - quello sulle misure cautelari e quello sulla legge Severino, figli più della legittima cultura radicale che quella della destra nazionale».

La ragione di un'adesione così alta, per il deputato leghista Paolo Grimoldi, responsabile della campagna referendaria, sta nel fatto che «gli italiani hanno voglia di cambiamento e sono stufi di una magistratura che fa quel che vuole. Se un libro come quello di Alessandro Sallusti sul sistema giudiziario italiano ha venduto 300mila copie un motivo ci sarà».

Tanto che anche qualche esponente di sinistra è uscito allo scoperto, come Roberto Giachetti (Italia Viva) che in un'intervista pungola anche i suoi compagni di partito e persino i 5 stelle e Di Maio, chiedendo di rivedere le proprie convinzioni sul referendum o Ettore Colombo, giornalista di QN che, ammettendo di essere lontano per «storia personale e politica da Matteo Salvini», esordisce in un suo pezzo con un candido «perché firmare? Semplicemente perché è giusto così».

I referendum sono comunque già blindati, visto che la legge prevede che affinché passino ci sia il sì di 5 consigli regionali (e il centrodestra governa in 15 Regioni su 20) anche se il consenso popolare (con almeno 500mila firme, anche se si punta a superare il milione) sarà il vero segnale del potere politico della Federazione di centrodestra che dovrebbe nascere.

Per Matteo Salvini, che nelle prossime settimane sarà in giro per l'Italia per promuovere la firma per i referendum, è un tripudio di gioia: «È un grandioso segnale di cambiamento e voglia di giustizia. Da lunedì si potrà firmare, con calma e al fresco, in tutti i Comuni italiani. Altro che milione di firme, puntiamo a raccoglierne tante di più!».

I gazebo saranno presenti nel corso dei prossimi due mesi e mezzo in tutta Italia. Oltre ai tanti vip che nelle scorse ore hanno firmato o hanno manifestato la volontà di farlo, altri personaggi famosi ieri hanno aderito. Tra i tanti anche Vittorio Feltri e Giovanni Minoli.

Il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, usa parole chiare: «La battaglia per la giustizia è una battaglia storica del nostro partito, dobbiamo ridurre i tempi e servono processi giusti. Serve una riforma del Csm, ci sono tante cose da cambiare. Senza una riforma della giustizia dubito che possa esserci una ripresa importante». Per poi aggiungere: «Il referendum deve servire a incoraggiare il governo per la riforma, è un aiuto per l'esecutivo». Una linea comune con gli altri partiti, lo dimostrano le parole di Salvini: «Sono firme che noi porteremo in dote a Draghi, che rappresentano una spinta, un aiuto al governo per correre, accelerare. La riforma della giustizia porterebbe 1 punto di Pil in più che significa meno tasse - ha concluso - , processi più veloci e più certezza per le imprese.

Spero che molti aderiscano, al di la delle bandiere di partito».

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