Roma. Omicidio a Ponte Milvio. Un litigio come tanti fra sbandati finisce in tragedia. L'omicida è Massimo Galioto, il punkabbestia di 45 anni prosciolto per insufficienza di prove un anno fa dopo esser stato accusato dalla compagna, Alessia Pennacchioli, di aver ucciso Beau Solomon, lo studente di 19 anni della John Cabot University. La vittima è un clochard romeno, 38 anni, crollato a terra dopo esser stato aggredito. Secondo gli inquirenti i due sono sulla banchina del Lungotevere, all'altezza della pista ciclabile. Testimoni oculari raccontano che Galioto, con un cane labrador al guinzaglio, si avvicina all'uomo e inizia a inveire contro di lui. Il più giovane, vestito con pantaloncini e t-shirt, all'improvviso stramazza al suolo. Galioto si allontana ma viene fermato nella baraccopoli sotto «Ponte Mollo» dagli agenti di polizia.
In questura confessa: «Non lo volevo ammazzare». Una storia assurda. Un anno fa Galioto viene scarcerato dopo la sentenza emessa dalla III Corte d'Assise di Roma in quanto la testimonianza della donna, miope, con gli occhiali da vista rotti e sotto l'effetto di psicofarmaci, non viene ritenuta attendibile. Nonostante il racconto messo a verbale dai pm Nadia Plastina e Gennaro Varone e ritenuto attendibile dal gup Anna Maria Gavone che lo rinvia a giudizio, per la giuria popolare è innocente. La storia inizia con una sbornia la notte del 30 giugno 2016. Solomon è appena arrivato nella capitale da un paesino del Wisconsin. Passa la serata con gli altri studenti nei locali di Trastevere. Il giovane arriva sulla banchina di Ponte Garibaldi. È sbronzo, gli rubano il portafogli. Scende dal lungotevere fin sotto il muraglione per cercare di recuperarlo. Qui attacca briga con i barboni che dormono sull'argine del fiume, in particolare con i punk. Quattro di loro lo circondano e iniziano a discutere. Le immagini delle telecamere non sono chiare. Una persona, però, esce dal gruppo, colpisce il ragazzo e lo spinge nel fiume.
Solomon muore annegato e il suo corpo viene recuperato due giorni dopo all'altezza dell'isola Tiberina. In testa una ferita profonda provocata dalla caduta.
Le carte di credito sparite e subito utilizzate, raccontano i genitori Jodi e Nick arrivati in Italia con gli altri figli Jake e Cole per il riconoscimento. Galioto viene arrestato una settimana dopo, il 7 luglio 2016. Interrogato, si dichiara innocente. Secondo l'accusa è lui a tirare calci e a spingere il giovane nel Tevere.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.