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Open Arms, assalto di testi anti Salvini

Al processo le accuse del Garante dei detenuti e della legale che ricorse al Tar. Disputa su Gere

Open Arms, assalto di testi anti Salvini

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Braccia aperte sì, ma ai testi «inutili». È stato rinviato al 24 novembre alle 9.30 il processo a Matteo Salvini, imputato a Palermo per sequestro di persona e rifiuto d'attività d'ufficio per avere impedito da ministro dell'Interno nell'agosto del 2019 lo sbarco dei 147 migranti soccorsi dalla nave della Ong spagnola Open Arms. L'udienza dentro l'aula bunker del carcere Ucciardone di ieri, alla quale ha partecipato il ministro leghista ai Trasporti e alle infrastrutture, è durata solo qualche ora: il tempo di ascoltare l'avvocato Maria Rosa Damizia (autrice del ricorso al Tar sull'obbligo di sbarco) e il Garante dei diritti dei detenuti, Mauro Palma, che hanno raccontato le condizioni di degrado dei profughi sulla nave spagnola.

Chi si aspettava l'arrivo di Richard Gere, anch'egli «ospite» per qualche giorno dell'imbarcazione della Ong spagnola a cui Salvini aveva impedito l'attracco a Lampedusa, è rimasto deluso. Avrebbe dovuto testimoniare ieri, ma ha fatto sapere che non sarebbe stato presente per impegni lavorativi. Tra i delusi c'è anche la Procura di Palermo, decisa a velocizzare i tempi del dibattimento, tanto da chiedere la revoca della deposizione dell'attore per palese superfluità: la sua testimonianza sulle condizioni dei profughi soccorsi dalla Open Arms sarebbe inutile, visto che sono stati sentiti diversi altri testimoni, compreso lo stesso Palma. Le parti civili ovviamente non vogliono mollare la presa su una testimonianza che avrebbe una risonanza mediatica incredibile. Al presidente del tribunale che celebra il processo non è rimasto che respingere l'istanza del pm Gery Ferrara, quindi Gere verrà sentito, non si sa quando.

Accompagnato dal legale Giulia Bongiorno, il leader della Lega ha snobbato i giornalisti sia all'ingresso, sia all'uscita dall'udienza. Solo qualche ora prima aveva affidato a un video le sue ultime dichiarazioni sul caso della giudice di Catania Iolanda Apostolico, autrice della sentenza svuota Cpr e pizzicata in piazza qualche anno fa assieme a chi protestava proprio contro lo stesso Salvini e i decreti sicurezza del primo governo di Giuseppe Conte: «La sua presenza è motivo di grave imbarazzo per le istituzioni. Conto sulla collaborazione di tutti affinché prevalgono buonsenso ed equilibrio», sentenzia il vicepremier.

«Contro il decreto anti sbarchi mi fu chiesto di valutare un ricorso d'urgenza al Tar del Lazio», sottolinea l'avvocato Damizia, che effettivamente depositò il ricorso che consentì l'ingresso della nave dopo 19 giorni al largo. Nella sua deposizione invece Palma ricorda quei concitati giorni: le condizioni dei profughi a bordo della Open Arms erano definite «degradanti - de facto e non de jure - perché le persone erano tenute sul ponte, con pochi servizi, che provenivano da passati problematici tenendo ben distinti e non facendo mai riferimento a torture e violenze». Palma ricorda di averne parlato il 15 agosto con l'allora premier Giuseppe Conte: «Il mio compito è tutelare le persone ma anche il Paese sul rischio di censure internazionali, e così scrissi una lettera a premier, Viminale, Difesa e Infrastrutture». Qualche giorno prima, l'8 agosto, Palma ricorda di aver scritto anche al responsabile della Guardia costiera, (l'ammiraglio Giovanni Pettorino, ndr), sottolineando che la nave era in acque internazionali ma vicine al confine. In quel caso «l'interdizione all'ingresso costituisce esercizio della sovranità e implica che ai migranti soccorsi e a bordo della nave debbano essere riconosciuti tutti i diritti e le garanzie».

Quando la nave è entrata in acque nazionali arrivò l'allerta al premier sul rischio di non aver rispettato le prescrizioni.

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