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Ora le banche non sono più un problema ma serve prudenza su prestiti e dividendi

Il numero uno di Via Nazionale ai manager: "Redditività troppo bassa. Se la guerra andasse avanti a lungo, i bilanci potrebbero appesantirsi"

Ora le banche non sono più un problema ma serve prudenza su prestiti e dividendi

«Gli intermediari italiani sono oggi in condizione di destinare capacità e risorse per contribuire ad affrontare con efficacia le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla transizione verde». Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali ha certificato che lo stato di salute delle banche italiane è buono. Alla fine dello scorso anno il rapporto tra il capitale di migliore qualità e le attività ponderate per il rischio (Cet1 ratio), pari al 15,3%, superava di 1,3 punti percentuali quello di due anni prima. L'incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei prestiti era scesa, al netto delle rettifiche di valore, all'1,7%, quasi la metà rispetto alla fine del 2019. Insomma, le banche italiane non sono più un problema.

«La redditività, però, è ancora bassa», ha aggiunto Visco, invitandole a «operare con prudenza sui fronti della classificazione dei prestiti, degli accantonamenti, della distribuzione degli utili» perché «il prolungarsi del conflitto e l'accentuarsi delle frizioni nelle catene globali del valore potrebbero inoltre portare a un rallentamento ciclico più marcato di quanto ora previsto e a un conseguente peggioramento della situazione finanziaria di famiglie e imprese». Un invito rivolto agli intermediari più piccoli la cui capacità di produrre utili rispetto al capitale impiegato è più bassa di un punto percentuale rispetto a quella delle più grandi. A loro è rivolto il consueto appello ad «accrescere i livelli di efficienza e a rivedere i modelli di attività», troppo concentrati sulla tradizionale concessione di credito. La vigilanza della Banca d'Italia è stata intensa e, come si evince dalla Relazione annuale, sono state avanzate 105 richieste di correzione di anomalie. «Chi vedesse arrivare una crisi è bene che si premunisca e si aggreghi», ha commentato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli.

C'è un «quadro di incertezze» che «sono tutte da decifrare nei prossimi mesi, dovute all'aumento dei prezzi dell'energia e dall'inflazione che potrebbe riassorbirsi nei prossimi mesi, in particolare in seguito alla soluzione del conflitto in Ucraina», ha commentato Carlo Cimbri, presidente del gruppo Unipol (azionista principale di Bper, pronta a crescere ulteriormente con l'acquisizione di Carige). Il numero uno di Intesa SAnapolo, Carlo Messina, ha sottolineato come «dall'anno prossimo» si dovrà osservare la tendenza. Se questi aumenti «permarranno, bisognerà» mettere in campo «interventi strutturali altrimenti si potrà tornare alla normale contrattazione». Per superare le difficoltà, «dobbiamo restare uniti: come ha detto nel suo discorso il governatore Visco, è di fondamentale importanza rafforzare la collaborazione. L'efficacia dell'azione di Bankitalia, unita alla leadership del presidente Draghi, testimonia che ci stiamo muovendo nella giusta direzione», ha replicato l'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel. Il richiamo del governatore alla prudenza vede d'accordo anche Mauro Pastore, direttore generale del gruppo bancario Iccrea (credito cooperativo). «È un invito che facciamo nostro: la prudenza sugli accantonamenti deve essere sempre alta perché la qualità degli attivi è determinante per mantenere le banche strutturalmente meno rischiose».Critico il sindacato.

«le banche italiane devono tornare a finanziare le idee degli imprenditori più illuminati», ha detto Lando Maria Sileoni (Fabi) «Le aggregazioni hanno valore solo se basate su solidi progetti industriali», ha evidenziato Fulvio Furlan (Uilca-Uil).

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