«Cercherò di far applicare alla Commissione il Patto di stabilità e crescita facendo pieno uso della flessibilità consentita dalle regole» che, assieme ai tassi bassi, «ci aiuterà ad avere un orientamento di politica monetaria più amico della crescita, salvaguardando allo stesso tempo la responsabilità». Abbondano le «supercazzole» nelle risposte scritte dal commissario designato agli affari economici, Paolo Gentiloni, alle interrogazioni degli eurodeputati in vista dell'audizione formale del 3 ottobre. «Investimenti e riforme strutturali danno un contributo chiave alla sostenibilità del debito», ha aggiunto l'ex premier.
Non lasciano certo ben sperare queste promesse a costo zero, perché temperate da una doverosa cautela, necessaria a non far irritare il fronte del Nord che lo ha già preventivamente «commissariato» con il vicepresidente Dombrovskis, leader degli euro-falchi. Qual è la conseguenza? È probabile che nelle tabelle della Nadef, che verrà approvata dal Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, venga indicato un target programmatico deficit/Pil del 2,1% per il 2020, mentre la crescita del Pil dovrebbe essere rivista allo 0,5- 0,6 per cento.
Anche con un italiano a ricoprire il posto-chiave sulla vigilanza dei conti pubblici a Bruxelles non cambia nulla. Ecco perché pure ieri è andato in scena un nuovo incontro tra il premier Conte e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri per cercare di trovare una quadratura tra i desiderata della politica e la Realpolitik imposta dalla Commissione Ue. «Prendo l'impegno solenne a non aumentare l'Iva», ha detto ieri sera il capo del governo precisando che «il contrasto all'evasione sarà un pilastro».
Dunque spazio alla card unica per i pagamenti in modo da rendere tracciabile qualsiasi transizione in cambio di un alleggerimento dell'Iva. In questo modo, i pagamenti in contante sarebbero automaticamente tassati mentre anche sui micropagamenti si potrebbe recuperare gettito per almeno 4 miliardi in maniera strutturale. Altri 8 miliardi potrebbero giungere da un taglio lineare delle detrazioni a raggio più ampio rispetto a quelle del 19% applicate sull'Irpef. Con le minori spese su reddito di cittadinanza e quota 100, ma soprattutto grazie a una flessibilità da 10 miliardi sul rientro del deficit si potrebbe raggiungere l'obiettivo di neutralizzare le clausole di salvaguardia da 23,1 miliardi sull'Iva e spendere circa 5 miliardi per taglio del cuneo fiscale e agevolazioni alle famiglie meno abbienti. Anche Prometeia ha inquadrato così le possibili dinamiche.
Il problema restano le liti quotidiane fra piddini, renziani e pentastellati sulle modalità di aumento delle entrate.
«Non è una gara a chi alza più la voce», ha detto il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova in quota Italia Viva, mentre il viceministro dell'Economia, Antonio Misiani, s'è lamentato del livello elevato delle clausole di salvaguardia. Innalzate proprio per finanziare il reddito grillino.
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