Ordina raid più intensi in Siria, decreta lo stato d'emergenza, intanto siede alla Casa Bianca con Obama, dopo aver ricevuto la visita di Cameron e prima di incontrare Angela Merkel all'Eliseo e Putin domani a Mosca. Dall'inizio del suo mandato, con le iniziative militari in Mali, in Irak e poi in Siria, François Hollande ha interpretato a pieno il ruolo di chef des armées. Ma è soprattutto dal 13 novembre, da quando la Francia è una nazione «in guerra», un conflitto con i jihadisti che si sta consumando anche sulle sue strade, che Hollande sembra essersi definitivamente trasformato nel presidente con l'elmetto, al centro di una intensa attività diplomatica che potrebbe presto portare alla nascita di una grande coalizione anti-Isis. È una reattività insolita e inattesa quella del capo dell'Eliseo, che non a caso era stato ribattezzato «presidente budino», un modo ironico e denigratorio per sottolinearne la scarsa capacità di iniziativa. Ed è una reattività che ora gli elettori premiano. I sondaggi dicono che il presidente guerriero sta risalendo la china e che la sua immagine ne ha guadagnato dopo le stragi.I consensi per il presidente sono saliti di almeno 7 punti percentuali (rilevazione Ifop), dal baratro del 20% registrato in ottobre fino al 27% di questi giorni. E un altro sondaggio Odoxa pubblicato ieri dice che l'avanzata è persino più consistente, 10 punti più avanti in un mese che portano Hollande a quota 32%. Secondo Ifop, le dichiarazioni sulla Francia «in guerra», sui raid a Raqqa e l'offensiva diplomatica per una coalizione internazionale anti-Isis trovano i francesi d'accordo quasi all'unanimità con il presidente. E anche le percentuali di sostegno su altre questioni, dalla proroga di tre mesi dello stato d'emergenza (91%) ai controlli alle frontiere (94%) fino alla revoca della nazionalità per i cittadini colpevoli di terrorismo (95%) sono bulgare.Eppure i numeri frutto dell'emergenza rischiano di essere per Hollande solo la temporanea e magra consolazione di un presidente che in larga parte i francesi non reputano all'altezza del suo mandato. Sono ancora quasi 7 su dieci (tra il 65 e il 67%) i connazionali che rispondono «no» alla domanda se Hollande sia un buon capo di Stato. L'avanzata del presidente è persino più blanda di quella registrata all'indomani degli attentati di gennaio, quando la popolarità di Hollande era cresciuta di 21 punti. E non è tutto. In una spietata lista di preferenze, meglio di Hollande non fa solo il premier Manuel Valls (che per Ifop cresce di tre punti, per Odoxa di 7 ma precede sempre oltre il 40% il suo presidente). Meglio del «presidente con l'elmetto» fanno anche i due principali rivali della gauche e papabili candidati alle presidenziali del 2017: Nicolas Sarkozy avanza di 11 punti ed è a quota 50% e Alain Juppé si attesta al 63%.
Poi c'è la più fastidiosa spina nel fianco, la leader del Front National Marine Le Pen che alle regionali di dicembre rischia di far saltare il banco: i sondaggi dicono che sarà lei a vincere la poltrona di presidente nella regione Nord-Pas-de-Calais con oltre il 40% delle preferenze, lasciandosi dietro il candidato dei Repubblicani Bertrand al 26% e il socialista Pierre de Saintignon al 20%. Pessimo presagio per la gauche al potere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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