Il M5s prova a zittire a colpi di censure le proteste dei cittadini. Ieri a Ortona, in Abruzzo, i due leader grillini, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, sono stati contestati all'esterno del Teatro Francesco Paolo Tosti da un gruppo di operai prima dell'inizio di un evento della campagna elettorale di Sara Marcozzi, candidata alla presidenza della Regione. Secondo il Foglio - le urla («Andate a lavorare») sono giunte dai lavoratori di alcune ditte che operano nel campo delle trivelle.
Mentre nel napoletano, nella terra del vicepremier, la censura grillina sbarca tra i banchi di scuola. Dopo Rai e quotidiani (con il taglio dei contributi e la schedatura dei giornalisti nemici), il Movimento prova a imporre anche tra gli studenti dei licei la narrazione pentastellata. È vietato contestare o rivolgere domande scomode, che magari fanno emergere contraddizioni e promesse mancate dei Cinque stelle, al capo e vicepremier Di Maio. Si rischiano una nota in condotta e un voto negativo sulla pagella. Se invece ti inchini e applaudi i nuovi potenti c'è la gratificazione. La polemica è esplosa a Pomigliano D'Arco, la città del ministro del Lavoro e di molti consulenti assunti nei due ministeri: oggi alle ore 9 il leader del M5s sarà al Liceo Imbriani, dove tredici anni fa ha conseguito la maturità, per consegnare i premi agli studenti meritevoli. Iniziativa legittima. Peccato però che per la passerella del vicepremier sia stato imposto un rigido protocollo a studenti e insegnanti: non sarà consentito fare domande o incalzare sulle questioni politiche e di attualità il ministro. E se gli studenti avessero magari intenzione di alzare uno striscione o un manifestare la delusione per l'attività del governo, si rischierebbe addirittura una nota in condotta. Regole che farebbero impallidire anche Maduro e Erdogan. Ma che valgono nella città del vicepresidente del Consiglio.
Il preside del Liceo Imbriani Domenico Toscano conferma l'ordine di scuderia. E dunque, nell'Italia del cambiamento se contesti Di Maio rischi la bocciatura. A far esplodere il caso è stata una studentessa, Maurizia Di Buono, che dal profilo Facebook ha denunciato la censura: «Non avevo intenzione di insultare il ministro, tantomeno mancare di rispetto a nessuno. Non perché si tratti di lui, certo, ma perché rispetto il mio interlocutore indipendentemente da chi esso sia. La scuola pubblica dovrebbe essere apartitica e non apolitica, invece mi sembra il contrario. Si favorisce un partito all'interno di una scuola pubblica (invitare il capo di un movimento politico sotto elezioni europee, insieme al sottosegretario all'istruzione dello stesso partito, per me si definisce favorire) ma non sono consentite contestazioni e nemmeno semplici interventi da parte degli studenti. In sostanza ci hanno detto: io invito nella tua scuola chi dico io, tu ascolti e stai zitto senza fiatare. Ci hanno impedito di esprimerci, altrimenti ne pagheremo le conseguenze, ci abbassano i voti, dicono. E le libertà degli studenti? Dov'è il diritto di opinione?». È quasi un paradosso che Di Maio, cresciuto politicamente grazie alla lotta studentesca, prima al liceo Imbriani e poi alla facoltà di Giurisprudenza di Napoli, voglia silenziare gli studenti.
Il timore è forse di ricevere nuovamente, nella propria città un'accoglienza non proprio calorosa: nell'ultima visita nel mese di novembre fu duramente contestato sia dagli studenti che da alcuni disoccupati. E nonostante i divieti e la censura, domani a Pomigliano sicuramente ritroverà un clima caldo e un presidio di studenti.
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