Ora la May si gioca l'ultima carta in aula. E apre anche a un secondo referendum

La premier: "Un'intesa è l'ultima possibilità per uscire dallo stallo". Ipotesi di voto alla Camera del Comuni su una consultazione-bis

Ora la May si gioca l'ultima carta in aula. E apre anche a un secondo referendum

Londra La possibilità di un secondo referendum e una permanenza transitoria nell'unione doganale. Gioca il tutto per tutto Theresa May pur di ottenere il sostegno del Parlamento al piano per la Brexit. Nella prima settimana di giugno la premier britannica riporterà per la quarta volta al voto l'accordo per l'uscita dall'Europa e il rischio di vederselo bocciare nuovamente rimane altissimo. Proprio per questo ieri il primo ministro ha illustrato un documento emendato in una decina di punti, alcuni dei quali erano già stati anticipati. «Si tratta della nostra ultima chance di portare a compimento la Brexit ha detto ieri May ma sappiate che se anche questa proposta verrà rifiutata, allora un'uscita concordata sarà esclusa e la stessa Brexit potrebbe venir bloccata».

Nel suo discorso May ha sottolineato che la situazione di stallo attuale sta avendo un effetto corrosivo sulla politica nazionale e impedisce che si progredisca anche in altre aree. «Faremo quindi una nuova offerta - ha promesso - per cercare una base comune in Parlamento perché questa è l'unica via per realizzare la Brexit. Alcuni dei punti illustrati hanno certamente accolto le proposte dei laburisti, soprattutto per quanto riguarda i diritti dei cittadini e dei lavoratori e la questione dell'unione doganale. Sui primi il governo promette di garantire gli stessi diritti concessi all'interno dell'Unione, sul secondo il governo lascia allo stesso Parlamento la facoltà di decidere se rimanere o meno nell'unione doganale. Per tentare di tirare dalla sua parte anche i Brexiteers più convinti, May assicura che il governo sarà legalmente obbligato a trovare una soluzione per il confine irlandese entro il 2020 in modo che il backstop non entri in vigore.

In termini di regolamenti, il Nord Irlanda dovrebbe rimanere allineato al Regno Unito senza diventare un territorio doganale a parte. Ma la concessione più importante fatta ieri è quella sulla possibilità di indire un secondo referendum prima che l'accordo venga ratificato. «Se il mio piano verrà appoggiato ha confermato May i parlamentari avranno l'opportunità di votare se sottoporre o no al voto referendario la legge sulla Brexit prima che questa venga posta in vigore». Benché fortemente contraria all'ipotesi, May ha riconosciuto che in materia esistono sentimenti sinceri e contrastanti in Parlamento. Nel chiedere un'ultima volta il sostegno dei colleghi di partito e dell'opposizione, la premier ha concluso: «Io mi sono resa disponibile al compromesso, adesso è il vostro turno». Vedremo presto se il nuovo documento avrà fatto guadagnare alla May qualche voto. Per ora, con certezza si sa che la trovata del secondo referendum gliene ha fatti subito perdere alcuni. Erano trascorsi solo pochi secondi dalla fine del discorso che già tre deputati Tories che l'ultima volta avevano votato per l'accordo, si erano immediatamente dichiarati a sfavore nella prossima tornata. «Sono frustrato ha twittato Andrew Percy la possibilità di un secondo voto mi preoccupa. Non voterò questo piano».

«Un secondo voto è un tradimento» aggiungeva il conservatore Robert Halfon, mentre Zac Goldsmit affermava di non poter supportare «questa nuova accozzaglia». Poi il colpo finale del leader dell'opposizione laburista Jeremy Corbyn: «Si tratta di un rimaneggiamento dello stesso vecchio cattivo accordo, respinto tre volte».

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