E adesso le sentenze che hanno mandato in carcere Alberto Stasi per l'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi rischiano davvero di finire nel novero degli errori giudiziari. Perché la nuova inchiesta della Procura della Repubblica di Pavia forse non ha ancora raggiunto delle certezze sulla colpevolezza di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, già indagato e prosciolto negli anni scorsi, e ora nuovamente sotto tiro.
Ma nella rilettura dell'intero fascicolo d'inchiesta dai nuovi capi della Procura pavese starebbero già emergendo elementi sufficienti a escludere che Stasi possa essere il responsabile dell'assassinio. È una svolta importante, che ruota soprattutto intorno alla riscrittura della dinamica dell'aggressione avvenuta nella villa dei Poggi a Garlasco, la mattina del 13 agosto 2007. Se la dinamica è quella che sta prendendo forma in queste settimane, allora Stasi non può essere il colpevole, perché il suo alibi lo colloca lontano da via Pascoli nei momenti in cui si consumava il delitto.
La rilettura è proseguita per step successivi, culminati nell'invito a comparire notificato a Sempio nei giorni scorsi, e nelle analisi antropometriche effettuata su di lui nell'Istituto di Medicina legale di Milano venerdì scorso dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo. È una convocazione resa necessaria per incrociare i dati forniti dalla accurata controanalisi dell'autopsia di Chiara effettuata dalla Cattaneo e dalla Bpa, lo studio delle numerose tracce di sangue - macchie, schizzi, pozze - effettuata dai Ris di Cagliari, e tutt'ora segretata. L'incrocio di questi dati ha permesso alla Cattaneo di ricostruire i movimenti dell'assassino in buona parte delle fasi della aggressione e la sua posizione in occasione dei colpi inferti a Chiara. E la conclusione sarebbe stata che Chiara ha avuto tempo di provare a difendersi, e che il delitto non è avvenuto in una sola fase ma in più momenti distinti. È un dettaglio cruciale, perché sposta inevitabilmente di diversi minuti in avanti l'ora del delitto. Le sentenze che hanno condannato Stasi hanno indicato come finestre quella tra le 9,12, quando Chiara disattiva l'allarme, probabilmente per aprire la porta all'assassino, e le 9,35 quando Stasi riaccende il computer di casa. Nulla, negli esami patologici, conferma le 9,35, anzi le prime analisi indicavano come probabile ora del decesso le 11 del mattino. Di fatto, l'ora del delitto è stata fissata entro le 9,35 per poter condannare Stasi, e non su elementi scientifici. Secondo le sentenze definitive, Stasi nei ventitrè minuti a partire dalle 9,12 avrebbe avuto il tempo di uccidere Chiara, lavarsi le mani, prendere la bici, tornare a casa, riaccendere il computer. Difficile, ma possibile. Ora, allungando la durata dell'aggressione, l'alibi di Stasi diventerebbe assai più solido.
Se confermata, la svolta nelle indagini spiegherebbe la determinazione con cui la Procura di Pavia sta conducendo anche gli accertamenti sulla presunta tangente che i Sempio avrebbero fatto pervenire all'ex procuratore Mario Venditti, che nel 2017 e 2020 archiviò
per due volte le ipotesi "alternative" alla colpevolezza di Stasi: e i cui computer, sequestrati il 26 settembre e restituiti dal tribunale del Riesame, sono nuovamente sotto sequestro e analizzati dalla Guardia di finanza.