Allacciate le cinture, mettetevi seduti, pronti al botto, la notizia è grossa: in Italia c'è un problema immigrazione. A comunicare ufficialmente la notizia è stato Piero Fassino «spiazzando il suo partito», riferiscono le cronache della seduta della direzione regionale del Pd. Proprio così: spiazzati, non se n'erano accorti. L'ex sindaco del Torino è andato oltre, incalzando i compagni: «L'immigrazione è un tema sul quale il Pd deve cominciare a ragionare». Capito? A luglio 2016, sesto anno di emergenza sbarchi dopo le Primavere arabe, la costola piemontese del partito che governa il Paese deve «cominciare a ragionare» sull'immigrazione.
Dopo parole così l'ironia è d'obbligo ma, al contrario, vanno prese sul serio, perché spiegano più di qualunque dotta analisi politologica quale morbo abbia reso cieca la sinistra italiana. A Fassino è riconosciuta onestà intellettuale e infatti ha almeno il merito di raccontare la sua campagna elettorale, con frasi rivelatrici di un'intera mentalità: «Negli ultimi mesi ho incontrato moltissime persone. L'immigrazione è il tema che sempre e ovunque mi sono trovato davanti. È il più sentito nelle aree a maggiore sofferenza sociale, dove gli stranieri sono percepiti in competizione con gli italiani più poveri: la casa, il lavoro, l'accesso ai servizi sociali». Certo, il sindaco uscente di Torino, sconfitto da una sconosciuta candidata dei 5 Stelle parla in una riunione convocata apposta per analizzare il voto e infatti ne fa una questione di strategia elettorale più che di reale empatia con chi avverte questo problema: «Non è certo un caso che - sottolinea infatti - queste siano anche le aree nelle quali abbiamo avuto i risultati peggiori». L'esponente del Pd parla infatti di problema «percepito», come se fosse una fantasia, un capriccio di qualche milione di italiani. Ma la sua analisi conferma anche che i vertici di questo partito hanno più confidenza con la collina torinese piuttosto che con Porta Palazzo, con i Parioli e via della Spiga più che Tor Bella Monaca o via Padova.
L'ex segretario dei Ds si ferma sulla soglia della critica al governo, specificando che «finora l'immigrazione è stata gestita bene», senza cogliere il contrasto col suo stesso racconto di una sensibilità già diffusa sul tema. «Stiamo arrivando al superamento della soglia di presenza governabile», aggiunge ed è ancora una contraddizione: non dicevano ieri che non c'è invasione?
Eppure perfino al momento di entrare nel merito, di passare sul piano della proposta, Fassino smentisce l'intera linea del Pd degli ultimi anni, il partito che tacciava di xenofobia chiunque non predicasse l'accoglienza indiscriminata, che pure non è una politica, usando la leva del razzismo per accreditarsi come scudo contro una presunta deriva fascista.
L'ex sindaco lancia una proposta che se fosse venuta da destra avrebbe fatto scattare il linciaggio mediatico, ammettendo che c'è concorrenza per i servizi sociali tra italiani bisognosi e immigrati: «Dovremmo cominciare a ragionare sul fatto che nell'assegnazione degli alloggi di edilizia popolare esiste una sola graduatoria che comprende italiani ed extra comunitari. Bisogna chiedersi se è ancora sostenibile». Ben svegliato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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