
Il mondo produttivo europeo chiede un intervento urgente dell'Ue. La richiesta è un piano straordinario, ispirato al modello del Next Generation Ue, per contrastare gli effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Una richiesta simile era già arrivata dal governo italiano, subito dopo l'annuncio dell'accordo sul 15%. Roma aveva invitato Bruxelles a prevedere strumenti comuni per aiutare i settori più colpiti.
Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, intervenuto al Tg1, è stato netto: "Tutto quello che supera lo 0% è un problema". Il 15% di dazi ha spiegato significa per le imprese italiane "22,6 miliardi di probabile vendita verso gli Usa". Anche lui si è focalizzato sulla svalutazione del dollaro: "Per noi vuol dire incrementare il dazio di un 13%". Poi il passaggio chiave: "Il tema non è solo del governo italiano ma anche dell'Europa, che deve compensare le mancanze di competitività dei nostri prodotti verso gli Usa". "Da subito - invoca Orsini - l'Ue deve attuare un nuovo piano industriale straordinario per le imprese". E il patto di stabilità "può essere sforato", proprio com'è stato fatto per "armi e difesa".
La pandemia e il lancio del PNRR hanno dimostrato che l'Unione europea, davanti a crisi sistemiche, sa reagire. E può farlo in modo rapido, coordinato e solidale. Ora l'industria europea si ricompatta. E manda segnali evidenti. Uno, il più eclatante, arriva dalla Germania. Il Cancelliere federale Friedrich Merz, che dopo l'accordo di Turnberry aveva accolto con favore lo scampato pericolo di una "guerra commerciale", ha cambiato tono. Ieri ha parlato di un "danno considerevole" per l'economia tedesca. Una modifica di registro importante. È la prova di come la locomotiva d'Europa stia prendendo posizione. Soprattutto nei suoi comparti produttivi.
Tra le prime reazioni provenienti dall'Italia, c'è l'iniziativa del vicepremier Antonio Tajani, che ieri ha riunito le imprese. È stata istituita una task force. Il ministro degli Esteri pone sul tavolo tre questioni chiave per rispondere ai dazi: l'intervento della Bce sul rapporto dollaro-euro, il quantitative easing di alcuni titoli di Stato per immettere più denaro e la modifica dello SME Supporting Factor, cioè dello "strumento che agevola il credito alle piccole e medie imprese, da 2,5 milioni a 5 milioni". Per il leader di Fi, il tema chiave è la debolezza della moneta americana. "Il dollaro si è svalutato del 17% ed è su questo fronte che bisogna intervenire. Sono settimane prosegue che chiedo alla BCE di affrontare" il problema, ha fatto presente ieri in conferenza stampa. Gli Stati nazionali possono contribuire, ma la palla è nei piedi di Bruxelles. E Tajani aveva già ventilato un "piano modello Covid", quindi come il Next Generation Ue, per aiutare le imprese.
La VDA (l'associazione tedesca dell'industria automobilistica) è intervenuta nel dibattito con un comunicato che sa di allarme. La presidente Hildegard Müller ha dichiarato che i dazi di Trump al 15% sulle automobili "costeranno all'industria automobilistica tedesca miliardi ogni anno". Un "onere significativo", specie in una fase di più o meno ventilata transizione ecologica. Il gruppo Volkswagen, in questo primo semestre, ha registrato un utile operativo inferiore del 33% rispetto allo stesso periodo del 2024. Stellantis ha chiuso il primo semestre europeo a -11%. E l'automotive è soltanto uno dei settori in sofferenza. Agitazione anche in Francia, dove il premier François Bayrou ha parlato di una "giornata oscura", riferendosi all'intesa. Tajani gli ha risposto, ricordando come l'accordo sia stato firmato anche dalla Francia. Bayrou sta ricevendo, proprio come Merz, le pressioni della Francia produttiva.
Eurofer, l'associazione europea dell'acciaio, è sulla stessa lunghezza d'onda delle altre sigle: l'accordo "limita i danni" ma l'impatto resta "drammatico". La richiesta, rivolta all'Ue, è una misura per il commercio dell'acciaio nel più breve tempo possibile. Nessuno chiede un elicopter money, insomma, ma un piano straordinario sì.