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Ora la Russia dà l'ok a un'altra guerra

Via libera di Mosca: azione dell'Azerbaigian contro il Nagorno. Oltre 20 morti e 80 feriti

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Improvvisa accelerazione alla crisi in Nagorno-Karabakh. Un'operazione militare lanciata ieri dall'Azerbaigian dopo settimane di violazioni del cessate il fuoco e assembramenti di materiale militare ha provocato più di 20 morti e 80 feriti, secondo il ministero della Sanità delle forze separatiste armene. Il Cremlino era stato allertato.

Subito sono iniziate le consultazioni con il leader armeno Pashinyan che ha parlato al telefono con il francese Emmanuel Macron e il segretario di Stato americano Antony Blinken, mentre la Turchia si è schierata dalla parte di Baku. Secondo il ministero degli Esteri dell'Azerbaigian l'intervento è scattato dopo che le forze armate armene nella regione del Karabakh hanno fatto ricorso a una serie di provocazioni militari su larga scala e attacchi terroristici. Il riferimento è a mine piazzate dai gruppi armeni esplose sulla strada Ahmadbayli-Fuzuli-Shusha, mentre al contempo soldati azeri sono stati colpite da mortai e armi leggere. Di conseguenza due militari dell'esercito dell'Azerbaigian sono rimasti feriti.

Per questa ragione il governo di Baku ha deciso di lanciare alcune misure di antiterrorismo sia per prevenire possibili ulteriori provocazioni, sia per garantire l'attuazione delle disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020. L'Azerbaigian ha fatto inoltre presente di non prendere di mira la popolazione civile, ma solo le postazioni militari. «L'unico modo per raggiungere la pace e la stabilità nella regione recita una nota di Baku - è il ritiro incondizionato e completo delle forze armate armene dalla regione del Karabakh in Azerbaigian e la dissoluzione del regime fantoccio». Di «attacco non provocato» parla invece l'Ambasciatore della Repubblica d'Armenia in Italia, Tsovinar Hambardzumyan «dopo aver imposto un blocco totale, per circa 9 mesi, sottoponendo la popolazione di 120mila armeni alla fame e sofferenze morali e psicologiche, ora l'Azerbaigian li sta prendendo deliberatamente di mira per eliminarli». E la definisce «atrocità di massa».

L'Azerbaigian, secondo il governo di Yerevan, «sta ignorando completamente tutti gli sforzi precedenti per stabilizzare la situazione e i relativi appelli internazionali», mentre la comunità internazionale chiede all'Azerbaigian l'immediata apertura del corridoio di Lachin e propone un meccanismo di dialogo tra Stepanakert e Baku. Ma mentre l'Armenia accusa Baku di «pulizia etnica» e l'Ue condanna l'attacco, si formano ai lati dei due contendenti le fazioni a supporto. Macron ha detto in una telefonata al primo ministro armeno Nikol Pashinyan che convocherà una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu a causa della situazione nel Nagorno-Karabakh. Invece il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha spiegato dinanzi alle Nazioni Unite che l'Azerbaigian ha infranto la sua promessa di non ricorrere all'azione militare e ha chiesto di fermare le operazioni militari.

Della questione il Ministro degli esteri italiano Antonio Tajani ne ha parlato a New York con l'omologo azero Jeyhun Bayramov, chiedendo dialogo e moderazione. Nel mezzo la posizione della Russia e degli Usa, ancora proiettate in uno scontro globale su quel fazzoletto di terra dopo la crisi in Ucraina: il ministero degli Esteri armeno chiede alle truppe russe di mantenimento della pace di fermare l'aggressione azera, mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, mostra una postura ultra diplomatica. Sulle parole dell'inviato speciale dell'Armenia Edmond Marukyan, osserva che tocca agli Stati Uniti decidere quali misure possono essere utilizzate per raggiungere la pace.

In precedenza la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva affermato che le forze di pace russe continuano a svolgere i loro compiti nonostante le fortissime tensioni.

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