"Orlando non mi fa paura, non ha mai amministrato"

Il sindaco Marco Bucci, oggi candidato del centrodestra: "La malattia non indebolirà le mie capacità"

"Orlando non mi fa paura, non ha mai amministrato"
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Marco Bucci, classe 59, ex dirigente d'azienda, sindaco di Genova, da qualche giorno candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra. Sta combattendo contro un tumore della pelle, una malattia che ha definito una sua ulteriore sfida e che non gli ha tolto la forza e la volontà necessarie per governare la sua Liguria.

Sindaco, come sta?

«Bene. Sto bene».

Davvero?

«Sto facendo la terapia immunitaria con anticorpi monoclonali. Non mi dà effetti collaterali quindi vuol dire che le cose stanno andando molto bene».

Quindi lei ritiene che la malattia non indebolirà le sue capacità di governo?

«Non ho mai detto questo».

Confida di poter sostenere la campagna elettorale e di poterla vincere?

«Assolutamente si. Nessun impedimento. Nessuno!».

Può fare un bilancio della sua esperienza da sindaco?

«Molto positivo. Lo augurerei a tutti gli altri sindaci. Sono stati 7 anni nei quali sono stato quello che gli anglosassoni chiamano il civil servant. Il servitore civile. Così l'ho vissuta questa esperienza. E i risultati che abbiamo conseguito sono il risultato di questo modo di ragionare. Il bilancio è ottimo. Mi ritengo molto soddisfatto».

Mi dà un dato?

«Eccolo. Il Pil pro capite era ]di 25 mila euro è arrivato a 38 mila euro».

Progetti per la Liguria?

«Completare e rinnovare i progetti infrastrutturali che riguardano Genova, occuparmi del Ponente (ad esempio il tunnel del Nava, l'autostrada, la ferrovia). Poi c'è la parte di Spezia. Anche lì interventi sulla ferrovia e sulla logistica. Cinque ospedali nuovi, riforma dei pronto soccorsi, liste di attesa da ridurre a zero, e poi un piano per la prevenzione. È lì che si deve intervenire. Prevenire è sempre conveniente. Poi sviluppo economico e ambiente».

L'ambiente?

«Sì, non l'ambiente talebano. Un programma serio, vero, ligure».

Il suo sfidante sarà Andrea Orlando. È un osso duro?

«Innanzitutto non lo ritengo un osso duro».

Lo sottovaluta?

«No, dico che ha una grande carriera politica alle spalle. Ha sempre e solo fatto questo. È importante, lo rispetto però non ha mai lavorato».

È un problema?

«Non so, vedremo. Lei cosa pensa?».

Conta ciò che pensa lei

«È una cosa complicata amministrare se nella vita hai sempre e solo fatto il dipendente.

Vuol dire che Orlando manca di esperienza per governare una regione?

«Amministrare vuol dire capire come funziona il mondo, se non hai mai avuto esperienza credo sia tutto più difficile. Detto questo ha molti partiti dietro».

Si riferisce al campo largo?

«Si, quel campo largo che a mio avviso sta diventando un campo rotto».

È un limite avere partiti dietro?

«Quando Orlando parla si sente molto la politica tradizionale dei partiti. Io penso che i cittadini liguri abbiano bisogno di fatti, di credibilità e soprattutto bisogno di affidarsi a qualcuno che le cose le sappia fare, che abbia dimostrato di saperle fare e dia loro la certezza che verranno fatte».

Chi sarà il prossimo sindaco di Genova?

«Quello che sceglieranno i genovesi».

Risposta democristiana

«No, no. Risposta giusta. Il sindaco sarò ancora io se non vinco (ma tanto vinco) altrimenti sarà uno del centrodestra molto bravo».

Cosa le ha detto Meloni chiedendole di candidarsi?

«Non l'ha messa solo sul piano politico e professionale nonostante lei abbia fortemente voluto la mia candidatura. Sapendo i miei problemi di salute mi ha detto queste parole: La decisione se accettare o meno è solo tua. Qualunque sarà, sono certa essere quella giusta».

Che effetto le hanno fatto queste sue parole?

«Questo rispetto per l'individuo e la persona mi ha fortemente colpito. La mattina dopo le ho telefonato e le ho detto: Andiamo avanti».

Non posso non chiederle del caso di Giovanni Toti.

«Non entro in merito delle vicende giudiziarie. Posso dire che la Regione ha subito un prevedibile freno all'attività amministrativa vista l'indagine in corso ma vedo che le cose si stanno rimettendo a posto».

Cosa chiedono i liguri?

«Di non tornare alla regione di 20 anni fa. La Regione che non faceva nulla e ci chiudeva le barriere rispetto al mondo esterno. Vogliono che continuino gli investimenti e diventare una regione internazionale».

Lei è molto motivato. Sembra sicuro di vincere. Per questo ha accettato di candidarsi?

«Mi sento sicuro di vincere ma non è per questo che ho accettato».

E allora perché?

«Tutto il lavoro che abbiamo fatto, a Genova e in Liguria, tutti gli investimenti, i

risultati, non devono essere messi nella mani dei signori del No. Quelli che hanno votato contro il decreto Genova. La Liguria deve andare avanti. Ha bisogno di noi. Anche di me. Per questo mi sono messo a disposizione».

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