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I vertici Rai condannano Orsini: ecco cosa è successo

Il direttore delle relazioni istituzionali della tivù di Stato, Luca Mazzà, rispondendo a un interrogazione, ha sanzionato le parole del professor Orsini facendo sua l'opinione di Franco Di Mare: "Sono riprovevoli"

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Le ospitate del professor Alessandro Orsini al programma Cartabianca continuano a essere oggetto di dibattito. E non solo. Ora sono proprio i vertici della Rai a prendere le distanze dalle parole professore della Luiss.

Orsini, il 5 aprile scorso, ospite della trasmissione condotta da Bianca Berlinguer, aveva destato scalpore affermando che preferiva vedere i bambini ucraini vivere un'infanzia felice sotto una dittatura piuttosto che vederli morire sotto le bombe. A tal proposito, il direttore delle relazioni istituzionali della tivù di Stato, Luca Mazzà, nella risposta all'interrogazione presentata dal membro della Commissione di Vigilanza Rai Andrea Romano, che ilgiornale.it ha potuto visionare in anteprima, fa sue le dichiarazioni del direttore di RaiTre. Franco Di Mare, commentando la puntata del 5 aprile scorso, aveva parlato di "affermazioni riprovevoli, assolutamente incondivisibili”, condannando, quindi, con fermezza le parole del professor Orsini. Nella missiva viene ricordato che. se da un lato il servizio pubblico deve assicurare il pluralismo e "la verifica della veridicità delle fonti", dall'altro lato "in questa fase c’è una responsabilità in più, a fronte delle atrocità che si stanno compiendo ai danni di bambini, donne, uomini, famiglie". Si deve, cioè "saper soppesare anche le parole, pur nella comprensibile foga dell’esposizione delle proprie posizioni, perché il linguaggio è sostanza". I talk, infatti, a maggior ragione in questo periodo storico, sono "specchio e vetrina di questa complessità ed è in questa sede che più forte devono essere l’attenzione e il rigore a cui tutti i protagonisti si devono richiamare".

Domani, la commissione di vigilanza Rai esaminerà la risoluzione sulla presenza degli opinionisti nei programmi della Rai, avanzata nei giorni scorsi dal presidente Alberto Baracchini. Si tratta di un mini-regolamento, articolato in cinque punti, nei quali si raccomanda anzitutto di ospitare in trasmissione "solo persone di comprovata competenza e autorevolezza" e di evitare, dunque, personaggi 'tuttologi' con il solo scopo di fare audience. In secondo luogo, si prevede una "rotazione delle presenze" così da"favorire la pluralità delle voci", evitando che alle trasmissioni partecipino sempre le stesse persone, magari amiche del conduttore di turno. Nel terzo punto si raccomanda di "privilegiare" le ospitate a titolo gratuito, mentre al quarto punto si stabilisce di evitare "la rappresentazione teatrale degli opposti e delle contraddizioni, alla ricerca della spettacolarizzazione e del dato di ascolto". Infine, si chiede di garantire la veridicità delle notizie e delle fonti, assicurando "l'equilibrio corretto delle posizioni esposte". Barachini, nel corso della relazione annuale Auditel al Senato, parlando proprio dell'atto di indirizzo sul talk show, ha detto chiaramente: "Non possiamo avvelenare i pozzi dell'informazione. Non lo possiamo fare nel servizio pubblico". Questo, soprattutto perché, alla luce di quanto avvenuto con la pandemia, "abbiamo compreso in questi due anni quanta cattiva informazione c'è stata". E, in conclusione, "Per troppo tempo i talk sono stati realizzati in una sorta di finto contraddittorio fatto per rialzare gli ascolti. Il servizio pubblico non deve essere schiavo degli ascolti, è sul mercato ma non nel mercato.

Gli ascolti devono essere di qualità, anche perché valgono di più".

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