Coronavirus

"Ospizi, regole violate". Boris fa infuriare tutti (e poi non chiede scusa)

Johnson accusa le strutture per anziani di non aver seguito le procedure adeguate

"Ospizi, regole violate". Boris fa infuriare tutti  (e poi non chiede scusa)

«Una delle cose che la crisi ha mostrato è che dobbiamo ripensare il nostro modello di assistenza sociale e come possiamo meglio accudire le persone. Abbiamo scoperto che troppe case di riposo non hanno veramente seguito le procedure nel modo in cui avrebbero dovuto». Le parole pronunciate da Boris Johnson lunedì sera hanno innestato un'aspra polemica politica nel Regno Unito, sullo sfondo della drammatica carneficina causata dalla pandemia nelle residenze per anziani nel Paese.

Secondo gli ultimi dati elaborati dall'ufficio di statistica inglese, sono stati finora quasi 20mila i morti con CV19 nelle case di riposo. Se si considera l'eccesso di morti rispetto alla media degli ultimi 5 anni si giunge a 30mila decessi in più. La dichiarazione di Johnson ha scatenato la reazione furiosa di molti dirigenti di strutture per anziani e unioni sindacali, che invece puntano il dito contro la negligenza governativa: «Penso che stiamo entrando in una realtà parallela ha commentato alla Bbc Mark Adams, direttore di Community Integrated Care che si occupa di assistenza agli anziani dove il governo definisce le regole, noi le seguiamo ma se poi i risultati non sono graditi allora si dice che quelle stesse regole non ci sono mai state e si dà la colpa a noi operatori». Un intervento, quello del primo ministro, definito «nel migliore dei casi maldestro e codardo». Nel Regno Unito, come in altri Paesi occidentali, l'impatto della pandemia nelle case di riposo è stato devastante. All'inizio della crisi il governo inglese, nel tentativo di scongiurare la saturazione degli ospedali, decise di trasferire quanti più anziani possibile verso le case di riposo. Ma fretta, incomprensione del rischio, impreparazione portarono alla decisione di non testarli, riservando i test ai soli pazienti degli ospedali e contribuendo così alla diffusione del virus. Lo sforzo medico-governativo venne convogliato verso gli ospedali per recuperare il ritardo in termini di posti letto di terapia intensiva, dispositivi di protezione medica, ventilatori, test. L'uscita quantomeno maldestra di Johnson evidenzia il tentativo del governo di condividere con le case di riposo strutture generalmente private parte del fallimento gestionale e segnala la volontà di rivedere le regole. Ieri il ministro della sanità Hancock ha cercato in parlamento di correggere il tiro, elogiando la condotta delle case di riposo e affermando come il governo stia modificando i propri protocolli a mano a mano che aumenta la conoscenza del virus. Nessuna marcia indietro però da parte del portavoce di Johnson: ha voluto dire che nessuno conosceva all'inizio quali sarebbero state le procedure corrette perché non era chiaro il ruolo degli asintomatici nella trasmissione del virus.

E ai giornalisti che gli hanno chiesto se il primo ministro non si scusa né si pente delle dichiarazioni di lunedì la risposta è stata un ripetuto, automatico: le case di riposo hanno fatto un lavoro brillante in circostanze molto difficili.

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