Cronache

Il padre affettuoso e il cacciatore rampante: le due vite dell'imprenditore che si fingeva 007

Su Facebook e Instagram profili opposti. Le auto di lusso e le amicizie famose

Il padre affettuoso e il cacciatore rampante: le due vite dell'imprenditore che si fingeva 007

Milano. Non sfugge il totale sdoppiamento sui social. Da un lato Facebook, che ritrae un professionista qualunque e dall'apparenza totalmente innocua, certo non fascinoso e quasi calvo, ma dai gesti e i sorrisi pacati, addirittura tranquillizzanti come testimoniano le foto di rito. Ad esempio quelle del buon genitore davanti alla torta di compleanno, con accanto i famigliari. Quindi si passa al coté più aggressivo, quello di Instagram (profilo diventato solo ieri in tarda mattinata «privato», cioè visibile esclusivamente su richiesta e con il consenso del titolare). E lì appaiono pose ostentate, davanti a Maserati, a bordo di uno yacht, seguite dagli scatti con amici cosiddetti «famosi», commenti e soprattutto atteggiamenti talvolta un po' sopra le righe, magari inopportunamente rampanti. Comunque nulla da cui trapelino nemmeno lontanamente le vicende che hanno portato Antonio Di Fazio in carcere accusato di reati gravissimi.

«Purtroppo il profilo più d'assalto, quello di Instragam, corrisponde all'atteggiamento con cui il manager ci ha affrontato di persona: lui nega tutto, sostiene di essere vittima di un tentativo di estorsione, ma le foto e i filmati ritrovati sul suo telefonino, su Ipad e pc di quelle ragazze prive di sensi e lo sguardo perso, inermi, di cui lui non dà alcuna spiegazione, parlano da sole» spiegano gli investigatori della compagnia Milano Porta Monforte guidati dal capitano Silvio Maria Fonzio. Che ci vanno cauti nel descrivere Di Fazio. Anche se, dopo due mesi di intercettazioni, perquisizioni e analisi di tutto il materiale ritrovato, possono minimizzare fino a un certo punto: se per il manager sono scattate le manette è perché, alla faccia del tanto gridato complotto, di prove in mano gli inquirenti ne avrebbero davvero molte.

In Procura, al dipartimento «fasce deboli» diretto dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dove le indagini sono state coordinate dalla pm Alessia Menegazzo (gip Chiara Valori), puntualizzano: «A casa di Di Fazio gli investigatori hanno trovato un lampeggiante, un tesserino falso con la placca del ministero degli Interni...Chissà, forse una latente mitomania. Con la ricchezza che gli dava l'ebbrezza dell'impunità? Mah!».

Intanto ieri, con un comunicato, Global Farma ha deciso «con effetto immediato la revoca dell'organo amministrativo» convocando l'assemblea straordinaria dei soci per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, a tutela dell'azienda e per garantire la continuità operativa».

Insomma, davvero una gran brutta storia.

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